MARCH DIVISION, italiani ma con il britpop nel cuore
È uscito l’8 marzo per Prismopaco Records il nuovo album Rain Empire del trio milanese MARCH DIVISION: un disco britpop ma fatto da italiani, dove si percepisce l’influenza pop dei Kasabian e una sottile vena new wave alle New Order.
Fin dall’inizio della carriera la stessa band ha dichiarato il Regno Unito come propria sede spirituale e questa ideologia si percepisce già dalla prima traccia Shake Me Gently.
La tendenza a seguire le orme dei padri del genere è presente in tutto l’album e le otto tracce renderebbero orgogliosi anche i più nostalgici nelle serate revival dei club indie. Seppure i canoni del britpop sono seguiti forse troppo alla lettera si nota una rigorosa ricerca sonora, soprattutto in brani come Pale Noon o The Last Call.
L’impostazione vocale è molto simile a quella di Liam Gallagher (e forse questo rende impossibile spogliare un genere musicale così localistico della genuinità delle sue radici; ma quando si parla di britpop rimane sempre la questione spazio temporale. Nonostante queste considerazioni è impossibile, a parere di chi scrive, ignorare il fatto che i pezzi siano tutti quanti più che orecchiabili e arricchiti da una buona produzione: l’acustica sposa bene i synth passando per l’elettronica e in alcuni pezzi, come Stone Cold Sober, l’energia crescente rende impossibile reprimere la voglia di ballare.
La volontà di staccarsi dal cordone che li lega alla Union Jack provando a farla sventolare in una diversa direzione si nota attraverso un passaggio all’elettronica forse più preponderante rispetto ai records precedenti.
La scuola degli Oasis, dei Kasabian, dei Joy DIvision e Depeche Mode non delude quasi mai e rende Rain Empire un esperimento in ogni caso ben riuscito, sopratutto se si prendono in considerazione l’attenzione ai suoni, alle strutture che scorrono via leggere e al fatto che nulla risulti esageratamente pretenzioso.
Mi chiamo Elena, sono una studentessa dell’Università di Bologna da sempre appassionata di musica. Da quando mi sono trasferita ho iniziato a frequentare il Covo Club diventando quasi un membro onorario e ciò mi ha dato la possibilità di conoscere nuove band e approfondire il mio interesse verso quelle che ascolto da sempre. Principalmente interessata di indie/britpop, shoegaze/dreampop e cresciuta con gli Arctic Monkeys sono stata a numerosi concerti, dai “big names” come Kasabian, Libertines, Black Keys, Paolo Nutini, Florence + The Machine, The Wombats, Biffy Clyro, Pixies, Queens Of The Stone Age, passando per gli italiani Verdena, Giorgio Poi, Colombre, Dunk, Baustelle fino ai festival locali come “Beaches Brew” e “Handmade”.
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