Mario Diaz de Leon, l’alchimista dell’elettronica
Studiando alchimia alla Golden Dome School, Mario Diaz de Leon ha aperto la sua mente sulla possibilità di unire gli elementi contrastanti della musica, senza evitare le loro differenze. Invece di vederli come forze che agiscono l’una contro l’altra, ha visto come unirli potesse creare qualcosa di nuovo e dissolvere la tensione tra di loro.
Spark and Earth è il frutto di questo studio che ha portato il nostro a combinare riff affilati di chitarra con un’elettronica vaporosa, giocando con elementi che, a prima vista, sembrano lontani tra loro.
L’album prende il nome e l’ispirazione dall’idea che ci sia un legame tra l’aspetto spirituale, la “scintilla” e la “terra” come metafora del corpo che conduce l’ascoltatore a un’intima connessione.
Spark and Earth è uscito per Denovali il 27 ottobre 2023 ed è la dimostrazione di quanto de Leon sia brano nell’intrecciare riff di chitarra con morbidi pattern elettronici. Ne è la prova la prima traccia Aqua nella quale convivono arpeggi metallici con il suono sintetizzato di fiati.
C’è un’esuberanza esplosiva in Templo nella quale subito irrompe un riff carico di energia che viene esaltato dai glitch. L’elettronica è uno scorcio di luce che s’incunea attraverso l’oscuro tappeto sonoro disegnato dalla chitarra distorta.
Brani come Mirror Spirit e Lithic Flame abbandonano le parti di chitarra lasciando come protagonista la sola elettronica. Le tracce vengono costruite attorno ad avvolgenti linee melodiche con i glitch e i synth combinati per ottenere un vortice sonoro estatico.
In chiusura Elemental vive di contrasti, da un lato le chitarre heavy, dall’altro gli arpeggiatori colorati per una delle tracce più ambiziose del disco.
Spark and Earth è un album che convince a metà: quando Mario Diaz de Leon calca troppo la mano con i riff di chitarra le composizioni suonano eccessivamente barocche mentre sfruttando maggiormente le suggestioni ambientali le tracce si rivelano ben equilibrate e ariose, convincendo sicuramente di più.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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