L’elettronica imprevedibile di Marta De Pascalis
Tre anni dopo l’ottimo Sonus Ruinae uscito per Morphine Records, Marta De Pascalis torna con un nuovo lavoro realizzato con un unico strumento, il leggendario sintetizzatore polifonico Yamaha CS-60 in grado di produrre un’ampia gamma di suoni, da caldi e morbidi a brillanti e aggressivi.
Pubblicato dalla Light-years di Caterina Barbieri, Sky Flesh, il nuovo album della musicista e sound designer romana, si fa notare grazie a una pasta sonora avvolgente che fonde in un unico flusso continuo l’abbraccio etereo dei loop a nastro con improvvisazione spontanea e strutture armoniche.
Nella traccia di apertura voXCS60x le oscillazioni riverberate danno all’ascoltatore la sensazione di vagare in uno spazio sconfinato mossi dai suoni modulati. La nostra crea paesaggi sonori intensi e carichi di emozione come The Shapes We Buried, un caleidoscopio di suoni che mostrano la versatilità di questo sintetizzatore.
In Yueqin i toni fluttuanti rimandano alle atmosfere inquietanti di Oversteps degli Autechre. La quarta traccia si sviluppa e culmina con un suono squillante e grandioso al servizio di una densa sinfonia modulare.
Commas Light vira verso un ritmo lento basandosi su schemi granulari che si ramificano in melodie scintillanti suonate in Fa minore. In chiusura Equal To No Weight At All vibra e batte su un ritmo sommesso, come l’ambient techno dei primi anni ’90. Le sue melodie trascendono i confini temporali dando uno slancio cosmico al brano dalla struttura astratta e poetica.
Sky Flesh si rivela una testimonianza viscerale del potere seduttivo della musica: nelle composizioni la De Pascalis sfrutta l’espressività timbrica dello strumento creando brani ultraterreni ed evocativi. Nelle dieci tracce del disco le melodie si fondono in un collage di note meccaniche stratificate, dai toni scintillanti e glaciali. Se ti piacciono i suoni dei sintetizzatori analogici, questo è un album da ascoltare assolutamente.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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