Our Forgotten Ancestors, l’album ambient di Massimo Pupillo
L’instancabile e prolifico compositore e polistrumentista Massimo Pupillo, membro fondatore degli Zu, torna a far parlare di sé grazie ad un nuovo album pubblicato per l’etichetta di Alessandro Tedeschi, la Glacial Movements.
In Our Forgotten Ancestors Pupillo prende ispirazione dai popoli Sámi del Circolo Polare Artico per realizzare undici sculture sonore che oscillano tra ambient e musica microtonale. Ne viene fuori un lavoro introspettivo basato sull’uso dei droni e di accordi dinamici pervaso da un senso di tristezza e di solennità.
Our Forgotten Ancestors si apre con la melodia fluttuante e circolare di Beaivi circondata dal suono dei flauti. Una traccia soave e avvolgente intrisa di scelte armoniche evocative che lavorano per far sbocciare amore e armonia.
Lo scorrere di Ulda è scandito dal ritmo lento dei sintetizzatori. La composizione si presenta stratificata con una melodia centrale avvolta da folate di synth dai colori tenui e da canti cristallini. In Noaidi Pupillo crea una sinfonia di droni profondi, un movimento in continuo crescendo che gioca di contrasti tra i suoni morbidi dei flauti e i toni cupi dei sintetizzatori, tra i momenti più intensi di tutto l’album.
A seguire Horagalles ha un suono epico e spigoloso: il brano si apre con leggere oscillazioni e tintinnii elettroacustici che fanno da sfondo ad una trama trionfale caratterizzata dall’intreccio di archi e sintetizzatori fluttuanti.
Nei dieci minuti di Sami il nostro disegna un paesaggio sonoro avvolto da ombre: sussulti elettronici e droni atmosferici soffocanti sono gli elementi principali della prima parte della traccia. A seguire tra le nubi affiorano tintinnii luminosi rischiarando così la composizione che accompagna l’ascoltatore in una dimensione meno aggressiva nella quale il suono diventa morbido.
Our Forgotten Ancestors si divide tra momenti cupi e altri meditativi che fanno capo ad una narrazione accessibile a tutti. Attraverso il linguaggio dei Sámi, Massimo Pupillo ci pone davanti a quelli che sono i cambiamenti graduali del nostro pianeta. Un album che fa riflettere ma che allo stesso tempo dà una speranza per il futuro.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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