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Massimo Zamboni e la fotografia del nostro Paese

Odi et amo, mea Patria

Esistono cantautori, musicisti e artisti che nel corso della loro carriera hanno scattato delle fotografie. Mi piace definirli come dei giornalisti che nei loro report hanno immortalato e  raccontato le varie sfumature della realtà che si trovavano a vivere. Non solo per un giornalista, ma soprattutto per un essere umano, la capacità di analizzare e scrutare la realtà che cambia e riuscire a farlo con profondità crescente, quasi direttamente proporzionale agli anni che passano, è  il segno che di fotografie scattate da quella mano non se ne hanno mai abbastanza. 

Massimo Zamboni, storico membro della CCCP e CSI con i quali ha segnato la storia del punk e del rock del nostro paese, torna dopo dieci anni dall’ultimo album da solista con un nuovo lavoro dal titolo La Mia patri Attuale. In uscita il 21 gennaio 2022 per la Universal Music Italia, il disco racconta di un paese che ha lasciato andar via la parola patria. 

Prodotto da Alessandro ‘Asso’ Stefana (lo storico chitarrista di Vinicio Capossela) qui polistrumentista, tra chitarre, pianoforte e mellotron, La Mia Patria Attuale segna un nuovo momento della carriera artistica di Zamboni. 

Gli Altri e il Mare è il primo pezzo di questo album, nel quale le parole così accuratamente scelte da Zamboni fondono poesia e storia politica e celebrano un’ode, una sorta di benedizione e maledizione allo stesso tempo, entrambe rivolte alla meraviglia, ormai atroce del mar Mediterraneo. Zamboni ne racconta la sua storia infinita di scambi, di bellezza e riflette su come oggi sia divenuta una culla spettrale di fantasmi e morte. 

Questa è la prima fotografia da report che l’artista esegue seguita dal Canto degli Sciagurati che avanza come una preghiera rituale; un coro, percussioni, ritmo, tutto invoca tale Madonna dei diseredati e richiama all’insurrezione. Più pacata, intrisa di tristezza segue Ora Ancora che sottolinea l’oppressione del ripetersi ciclico del presente odierno che spesso non lascia spazio nemmeno al desiderio del futuro. 

Italia chi Amò è ricca di echi del passato, pezzo in cui Zamboni accusa i farabutti senza pudore  che chiaramente scelgono di professare un eroismo fanatico mentre affondano il nostro paese sempre di più. 

Come lo stesso Zamboni presenta Tira Ovunque Un’Aria Sconsolata è una ballata che spera nella  pace dopo la tempesta, in questo canto di gucciniana memoria che, da un punto di vista musicale, segna una notevole differenza rispetto agli altri brani. 

La Mia Patria Attuale, pezzo omonimo del disco, è il vero e proprio manifesto di questa fotografia politica economica e sociale del nostro paese. Attraverso gli occhi di persone che non si conoscono del presente del passato e che spesso devono proteggersi dallo stesso paese, dalla loro stessa patria, si racconta la degenerazione e la bellezza, di nuovo sottesi dalla contraddizione con cui si apre il disco, tra la benedizione e la maledizione che inevitabilmente segna il legame con le radici. 

Chiude il disco Il Modo Emiliano di Portare il Pianto che con la cadenza di un saluto funebre, ci parla del lavoro e delle illusioni. Zamboni cerca nell’inizio e nella fine della vita, nei bambini e negli anziani, la chiave per comprendere perché poi questo mondo tenda a non cambiare mai. 




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