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Matthew Collings incanta con le sue linee melodiche

A due anni dall’acclamato Hello Darkness realizzato in collaborazione con Dag Rosenqvist, il compositore scozzese Matthew Collings pubblica il suo quarto album solista: Uzonia. In uscita il 25 ottobre 2019 per Denovali Records, il disco prende il nome da un termine coniato dall’architetto Frank Lloyd Wright su una visione ideale dell’America e della vita. L’album quindi è il frutto di qualcosa di utopico e qualcosa di potenzialmente pericoloso, e / o insignificante, una buona analogia per il tempo che stiamo vivendo.

Uzonia è un disco pervaso di energia, come se attraverso la musica si cercasse di trovare qualcosa di positivo in questi tempi bui, di confrontarsi con forze enormi, spesso al di fuori del proprio controllo.

L’album è pieno di riferimenti a cose oscure; organizzazioni corrotte, appaltatori militari, forze naturali che minacciano di distruggerci, armi, intenzioni oscure.

Il sound è il riflesso di tutto ciò: Weapon Opens Time è un sentiero selvaggio costernato di droni cosmici instabili. Elementi post industriali arricchiscono una traccia che si snoda nei territori synth-ambient ampiamente esplorati con Silence Is A Rhythm Too.

Increspature elettroniche continue sfociano nelle armonie neoclassiche di S Wave. Una estrema contaminazione tra neoclacciso e synth-ambient che culmina nella deflagrazione finale di una traccia tutta in crescendo. Non mancano momenti algidi e puramente ambient come l’eterea Love, in completa opposizione con l’elettronica destrutturata e ricca di fiati di Your Seconds Will Be Mine. Decisamente delicata, ricca di complesse armonie, la sesta traccia è un monolite oscuro nato dal dialogo perfetto tra synth, fiati e archi.

Il ritmo pulsante di Blackwater riproduce il suono della pioggia che cade tra le pozzanghere, il pizzicato degli archi diventa convulsivo con i suoni gravi del violoncello che si sommano alle parti più delicate del violino tanto da creare una fitta trama di contrasti.

Un lavoro intrigante e raffinato che verte sulla ricerca di un sound cinematografico, Collings non esce dalla sua confort zone e fa bene, perché formula che convince non si cambia.




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