Mattia Prete: rinnovare il lessico jazz
Al debutto su Jazz-O-Tech con l’Ep Moon, Please Don’t Go Away, Mattia Prete, dj e producer salentino di base a Berlino, propone un mix tra techno e jazz per un sound inebriante e cinematografico.
Cinque nuove tracce che lo vedono coinvolto con musicisti jazz quali Alberto Fiori, Daniel Calvi, Uri Gincel e il trio francese Bada-Bada, più un remix dell’artista techno Reeko per un lavoro che fa da ponte tra il suono berlinese e gli eccitanti sviluppi jazzistici.
L’Ep si apre con la title track che vede coinvolto il compositore e polistrumentista Alberto Fiori, insieme i due combinano il suono cosmico dei sintetizzatori con una ritmica decisa, un sontuoso pianoforte e colpi di bassi pesanti per una traccia suggestiva che vive di contrasti.
Affiancato dai Bada-Bada in The Bright Side, Prete realizza un brano in grado di traghettare l’ascoltatore in un’altra dimensione: mentre la batteria suona dritta, il sax con il suo suono morbido cattura la scenain un brano tutto in salita tra nu-jazz ed elettronica per una formula stilistica originale.
In trio col pianista jazz Uri Gincel e il produttore e chitarrista Daniel Calvi, Prete dà vita ad uno dei momenti più cupi dell’Ep. Burning Man infatti è una traccia profonda e oscura, carica di suspense, ammorbidita solamente dai suoni caldi del Rhodes.Una batteria granitica incontra una chitarra atmosferica pervasa da una continua tensione elettrica e una ritmica da club per rinnovare il lessico jazz.
Con al fianco ancora una volta Daniel Calvi, Stein è uno dei momenti più creativi dell’Ep: una perfetta equazione creativa che vede gli strumenti acustici come nel solo finale della chitarra classica dialogare conla batteria dritta come un treno o con le modulazioni del sintetizzatore per un brano portatore di bellezza e speranza.
Moon, Please Don’t Go Away è un lavoro incline alla contaminazione con Mattia Prete dedito al rinnovamento del lessico jazz grazie alle infinite possibilità dell’elettronica.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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