Mt. Mountain: Psych a tinte krautrock
I Mt. Mountain hanno pubblicato il 26 febbraio 2021 il nuovo album Centre per la Fuzz Club Records. Gli australiani sono in attività dal 2012 e sono approdati – tre anni dopo l’ultimo – al quarto album.
L’album appare sin da subito molto ragionato e, direi, sofisticato. Il sound non è lasciato per nulla al caso, sembra essere maturato a fiamma bassa, con uno scopo ben preciso: lanciare una track list di nove pezzi molto strumentali (poco parlati) con uno stile – per citare il singolo – Aplomb, e cioè disinvolto e flemmatico.
Non vorrei sbagliarmi, ma credo che la band abbia di proposito inserito sull’ideografia totale del lavoro una patina grigiastra. Le tracce non strappano mai via quel velo di Maya, tratteggiando una quietezza “armoniosa” – seppur in termini alternative – che culla l’ascoltatore tra arpeggi sinuosi, liriche in mille rivoli di echoes, in salsa psychedelica e krautrock. L’impressione è confermata dalla traccia Down che, col far capolino del sole, accompagna melodicamente l’ascoltatore ad una nuova consapevolezza.
L’artwork del disco è composto da figure geometricamente equilibrate, seppur ‘rigide’, con un’incastonatura luminosa nel centro che danno il senso di un’impostazione seriosa quanto realistica.
Siamo dinanzi ad un disco di riscoperta o per mutuare una loro track di eterna “peregrinazione”, magari senza una meta precisa, lasciandosi trascinare da paesaggi desertici ed ampi, tra ribollenti spiriti appagati di themi sonori sintetici, e sprazzi acidi di contorno (penso agli interventi elettrici delle chitarre in Peregrination).
Ho come l’impressione però che sia un disco dall’anima conculcata, non pienamente esplicata. Manca un quid pluris che mi consenta di essere completamente appagata da un nuovo ascolto; sebbene alcune lunghe code finali mi diano la parvenza dell’exploit imminente, il “decollo” è rimandato a data da destinarsi.
Sono rimasta positivamente impressionata, tuttavia, dalla traccia conclusiva dell’album: Deluge. Percepisco una sessione musicale dinanzi una finestra in cui le gocce d’acqua fanno ad acchiapparello, mentre fuori imperversa la tempesta.
Tracce consigliate: Tassels, Aplomb e Deluge (magari quando si è tristi).
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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