Parole che parlano di musica.
Spesso, coloro che si occupano di musica, sono letteralmente trascinati da quella che è l’esigenza comunicativa, la ricerca di un contatto che prescinda componimenti e chitarre.
L’esemplificazione perfetta di una tale e straripante carica emotiva, che si spinga anche al di là di uno spartito è il testo titolato Silenzio di John Cage. Stampato per la prima volta nel 1961, la raccolta comprende articoli, conferenze e saggi composti tra il 1937 e il 1961, spaziando dai discorsi sulla musica, alla danza, alla pittura, con storie e aneddoti che nel tempo sono divenute proverbiali. L’opera venne accolta da una comunità di giovani in pieno fermento artistico, culturale e politico divenendo sin da subito un manifesto e un caso letterario. Dalle variegate tematiche dei testi emerge soprattutto la totale appartenenza di Cage al pensiero musicale, la sua fede assoluta nel potere del suono. Eppure, anche e proprio grazie a Silenzio, le sue idee si sono irradiate verso tutti gli ambiti della produzione artistica, definendo un nuovo rapporto tra materiale, ideologia e gesto creativo.
Altro esempio della creatività che domina il cuore degli artisti è Along the way, rassegna di opere e scritti raccolti e catalogati, con testi di Peter Brötzmann e con i preziosi contributi di Stephen O’Malley, John Corbett, Karl Lippegaus, Heather Leigh, Sotiris Kontos, Thomas Millroth, Markus Müller. In un’intervista, lo stesso Brötzmann dichiara che le composizioni artistiche comprese all’interno del volume sono in realtà frutto di una vera e propria arte dell’arrangiarsi e dell’improvvisazione – carpite anche grazie alle esperienze da musicista – unite a una sorta di smania di comunicazione. La sua arte è, quindi, lo specchio non solo di un’espressività divenuta vivida mediante strumenti di fortuna, ma anche della necessità di volersi esprimere anche una volta sceso dal palco.
Tra i tanti esperimenti musico-artistici, si colloca invece Superonda di Valerio Mattioli, incentrato su quelle musiche che, tra il 1964 e il 1976, riuscirono a sviluppare linguaggi originali e in grado di proiettare la musica italiana all’estero, esercitando una certa influenza sul mondo dell’elettronica, dell’alternative rock e delle musiche sperimentali. La storicizzazione rassomiglia a un percorso accidentato in cui le vicende di future icone nazionali come Ennio Morricone, Franco Battiato e Area si mescolano a quelle di artisti convertiti al rock come Mario Schifano, in cui l’avanguardia di Berio e Maderna dialoga a distanza con la musica su commissione dei Goblin e delle sonorizzazioni Rai, e in cui i fermenti della cultura underground fanno da sponda a colonne sonore per film di serie B, revivalismi folk e free jazz militante, per arrivare al Lucio Battisti di «Anima latina».
Tornando alla storia della musica, è possibile ritrovare una vasta selezione di documenti d’archivio dedicati in particolar modo all’avanguardia sonora in Italia – dalla metà degli anni ’50 sino al 2000 – nel testo titolato When sound becomes form. Si tratta di un vero viaggio in quella che è la dimensione del sonoro, abbracciando allo stesso tempo varie tipologie di materiali: Lp, vinili, locandine e cd originali, fotografie d’archivio e video che ritraggono gli artisti durante le mostre e le performance, riviste e cataloghi che hanno contribuito alla storia e alla definizione della sound art. Il suono inizia finalmente a essere analizzato come nota o sequenza armonica, ma – allo stesso tempo – come pura percezione della vibrazione sonora.
Infine, focalizzandosi sulla creatività e ancora una volta sulle rivoluzioni sociali che hanno totalmente stravolto gli ambienti musicali, ricordiamo anche la documentazione fotografica dell’ATLANTIDE Hardcore D.I.Y. Punx live 2001-2015. In questo particolare cimelio si fa riferimento al 30 marzo 2001, giorno in cui il collettivo Nullaosta organizzò il suo primo concerto all’interno di Atlantide Occupata, un cassero autogestito di 70 metri quadri nel centro della città che divenne un punto di riferimento internazionale del Punk Hardcore D.I.Y. La raccolta, con più di 500 foto, i flyer e i contributi scritti di chi c’era e di chi ci ha suonato, certifica ben 14 anni di vita di Atlantide.
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