12 oggetti da collezione per My Dear Killer
A due anni dall’uscita di The Cold Plan (Under My Bed) arriva la quarta prova in studio per My Dear Killer: Collectable Items. Angoscia, disagio e amarezza, questi sono i sentimenti presenti nelle dodici tracce di Stefano Santabarbara pubblicate via Boring Machines il 13 marzo 2020.
Questa volta il nostro “caro assassino” viene assistito da una vera e propria band:Giampaolo Loffredo (chitarra preparata con un cacciavite, organo, loop), Marta De Pascalis (sintetizzatore, organo), Matteo Uggeri (Sampling), Piergiorgio Storti (violoncello) e M. Laudati (syntheticstring processing).
Cinquanta minuti di alt-folk dal tratto minimalista, canzoni costruite attorno ad accordi fragili come nell’acustica Lessons in Hate. La voce sofferente di Santabarbara rimanda al miglior Nick Drake accompagnata da una calda atmosfera, merito dei pochi accordi di chitarra che si vanno a incastrare col violoncello e i fieldrecordings.
Gli stridori di sottofondo e l’inquietudine di The Train I Have Lost accostano il nostro al tormentato Daniel Blumberg, d’altronde My Dear Killer racconta di storie di occasioni mancate, tenerezza senza rimorsi e incomprensioni.
È nella parte centrale del disco che si trovano i brani migliori, quelli più sentiti, sofferenti (Wish of Winter, Tram, Right to Ask); la formula non cambia e attorno a voce e chitarra, sempre in un equilibrio precario e fragile, si stagliano i synth, i sample e il violoncello per creare una rete di rumori e feedback.
L’album si chiude con tre pezzi luminosi e di ottima fattura: The Archivist,Sick e Stolen Teabags sono gli ultimi colpi prima di cadere al suolo, colpiti dalla musica del killer. Un sound crudo, nudo, spogliato di ogni orpello per arrivare dritti al petto dell’ascoltatore.
Collectable Items è un album raffinato, un album che mette a nudo sentimenti e storie di My Dear Killer con un suono più maturo che mette in luce la crescita artistica del musicista e quel songwriting vicino al cantautorato americano, tanto caro a Santabarbara.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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