I Nails and Castles suonano come un David Bowie berlinese
L’influenza di New Order e Cure è facilmente percepibile nell’album del duo milanese Nails and Castles, Still Chasing You, uscito il primo marzo per la Prismopaco Records.
Attivi dal 2014, Mark Nails e Steve Castles hanno ora composto otto tracce con interessanti sonorità in equilibrio fra pop, new wave e punk, facendosi notare per l’ampio uso di batteria, basso e contrabbasso.
Uncovered Lies, secondo brano dell’album, assume tinte funky per poi sfociare e galleggiare nell’immensità dello spazio con Admission,emozionando con le sue atmosfere e le sue linee melodiche. Entrambe aprono all’animo intimo e delicato della pacata e malinconica Still Chasing You, prima ballad all’interno dell’album poco prima di entrare nel pop sinuoso di NYC.
La costruzione ritmica è affidata a batterie programmate e suonate. Still Chasing You è molto interessante, sembra di ascoltare il David Bowie berlinese su una secca e ritmata base white funk, alternata ad atmosfere decisamente più nevrotiche e un sofferto electro-soul.
I Nails and Castles sono un duo originale, un duo che non rinuncia alla melodia nonostante il massiccio utilizzo di strumenti ritmici che però acquisiscono corposità e suoni come fossero strumenti molto diversi. Ingredienti elettronici ci sono, inutile nasconderli, misti ad effetti vari, e il tutto come in un frullato regala la vera anima del duo: dimenticate strumentalismi di nicchia, qui sono le sovraincisioni che danno una forma ai brani, miste a tanto legame con la scena indie e un pizzico di new wave. In tutto questo percorso si intravedono di tanto in tanto degli spiragli come il forte legame con gli anni 80 e qualche lezione indie rock britannica a cui le linee vocali si rifanno.
Pedali a go go investono il palco di questo duo che preferisce puntare sulle particolarità sonore anziché sui ritmi caparbi, tanto che tra voci sovrapposte ed effetti suadenti i brani sembrano rispecchiare un unico stile musicale, un modo unico di intendere la musica.
È un piacere immergersi in queste atmosfere a tratti malinconiche, a tratti solari, sottolineate da una voce impostata: l’album è articolato, interessante nella scelta della strumentazione e semplice nella fruizione dei testi.
Mi chiamo Elena, sono una studentessa dell’Università di Bologna da sempre appassionata di musica. Da quando mi sono trasferita ho iniziato a frequentare il Covo Club diventando quasi un membro onorario e ciò mi ha dato la possibilità di conoscere nuove band e approfondire il mio interesse verso quelle che ascolto da sempre. Principalmente interessata di indie/britpop, shoegaze/dreampop e cresciuta con gli Arctic Monkeys sono stata a numerosi concerti, dai “big names” come Kasabian, Libertines, Black Keys, Paolo Nutini, Florence + The Machine, The Wombats, Biffy Clyro, Pixies, Queens Of The Stone Age, passando per gli italiani Verdena, Giorgio Poi, Colombre, Dunk, Baustelle fino ai festival locali come “Beaches Brew” e “Handmade”.
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