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Praesens: come esorcizzare i ricordi dolorosi

Nel labirinto delle nostre emozioni e dei ricordi, esistono spazi in cui il passato si intreccia con il presente, creando un dialogo inquieto tra ciò che abbiamo vissuto e ciò che ci portiamo dentro. Praesens ci invita a esplorare queste profondità, a confrontarci con fragilità e tormenti che, come fantasmi, si attaccano al nostro spirito. Praesens è un viaggio interiore in cui ogni ascolto riaccende la possibilità di esorcizzare fantasmi del passato e riappropriarsi della propria vita.

Il terzo album di Nàresh Ran segna un’evoluzione del suo percorso artistico, dedicato ai suoni d’ambiente. Con questo nuovo lavoro, l’artista si concentra su un’esperienza più intima, realizzando un disco che unisce synth e voce, spostando l’attenzione dalla realtà esterna a un’esplorazione profonda del suo mondo interiore, dove la luce fatica ad arrivare.

Praesens, pubblicato da Toten Schwan Records e Breathe Plastic Records, si presenta come un viaggio sonoro articolato in cinque tracce, ognuna è un momento di confronto con una “presenza” indesiderata, un’entità che sfugge alla nostra comprensione e che continua a turbarci. L’album diventa così un sigillo, una marca indelebile sulla pelle per rinchiudere le esperienze dolorose e i fantasmi interiori.

In apertura dell’album, il rumore assume un ruolo predominante, ma non viene percepito come un fastidio. In Praesens I – Riportare al cuore, il rumore si integra perfettamente con i suoni delicati dei synth, fondendosi con essi e crescendo in armonia nel corso della traccia. Questo approccio conferisce un tocco particolarmente dolce e avvolgente all’intera composizione.

La voce di Naresh ci guida in Praesens II – memento vivi, avvolgendoci in pesanti droni che tessono una texture densa e nebulosa, incarnando una profonda malinconia e inquietudine. «Non saremo mai soli» ripete come un mantra, mentre il suono della voce ci conduce verso un climax in cui l’oscurità si fa sempre più opprimente.

Mentre le voci si trasformano in urla con Praesens IV – chiusura dei sigilli, i droni si trasformano in una ventata di flussi sonori taglienti e abrasivi, mutevoli e per lo più caratterizzati da inclinazioni dolorose e inquietanti, volti a raggiungere uno stato di comunione sensoriale.

Nàresh Ran riflette sui propri errori, sulle parole non espresse, sulle lettere mai inviate e sulle ferite inflitte e ricevute, in questo modo Praesens diventa un mezzo per affrontare i demoni interiori e, infine, liberarli.

Ogni traccia è una testimonianza di un percorso di crescita personale, un invito a scendere a patti con il passato per trovare una nuova luce nel presente.



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