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Natali Kruger pubblica 83% invisible, una convergenza di idee situata tra arte, natura, tecnologia e scienza, dove la “fauna selvatica si svolge”

Nathalie Garcia aka Natali Kruger (o Baby Kruger) è un’artista del suono francese con sede a Bruxelles. Attraversando il sound design, il suono binaurale 3D per documentari radiofonici (come parte del collettivo Les connexions oubliées) così come la composizione elettronica ed elettroacustica, il suo lavoro è influenzato dalla filosofia animista, dalla conoscenza sciamanica e dalla pratica del “massaggio sonoro” introdotto da Peter Hess.

Il suo album di debutto Selkie, pubblicato per l’etichetta Schematic (Richard Devine, Crash Course in Science) – creato dalle affiliate di Warp Phoenecia – fonde elementi di IDM, acid e industrial. Con Siis, la successiva uscita, Kruger ha ampliato queste basi con un Ep di quattro tracce di techno ipnotizzante e fortemente astratta. Il lavoro di Kruger da allora si è dedicato a un solido progetto di ricerca incentrato sugli stati alterati di coscienza – in particolare gli stati di trance – e sul loro successivo valore terapeutico e creativo.

83% invisible è l’ultimo disco dell’artista, focalizzato totalmente sul rapporto tra suono, corpo, coscienza e mondo naturale. L’obiettivo di Kruger è quello di rispecchiare la percezione dei suoni naturali a 360°, come se li ascoltassimo dal vero, e per farlo ha strutturato un mondo sonoro avvolgente inteso come un’esperienza di ascolto che rappresenta sia uno sconvolgimento che una concentrazione di coscienza.

Il suono, brano dopo brano, sembra voler intrappolare l’utente, portarlo in uno stato di trance, garantirgli uno spettro di sensazioni ed emozioni vasto e variegato che si muove dall’angoscia e lo stato d’ansia, fino alla leggerezza e alla mancanza di pensieri. Sembra di essere immersi in una natura selvaggia, di essere tornati alla nostra forma primordiale, o quanto meno ci sembra di scoprirla per la prima volta. Il corpo si muove spinto dai beat e dagli elementi IDM, la testa si poggia dolcemente su cerchi concentrici fatti di suoni ovattati, di synth leggiadri, di mantra delicati, il cervello si rilassa per poi risvegliarsi improvvisamente quando percepisce il “pericolo” proveniente da agenti esterni: ruggiti, graffi, ululati, suoni animaleschi che attivano improvvisamente la concentrazione e obbligano il corpo a muoversi con più frenesia.

83% invisible non è un disco dal facile ascolto. Non stiamo parlando di un prodotto alla portata di tutti, ma di certo è un ascolto che vale la pena fare almeno una volta nella vita. Con l 83% invisibile, Kruger crea un documento vivente di un simile evento. Una convergenza di idee situata tra arte, natura, tecnologia e scienza, dove la “fauna selvatica si svolge”.




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