Pubblicato il 20 aprile, Loveless Adventures di Neon Lies è il frutto di un’interessante collaborazione di label, col pregio di trasportare sul dancefloor di una batcave
In the Zagreb batcave
L’effetto dell’ascolto di Loveless Adventures, terzo album della band croata Neon Lies, è quello di un’unica track: un ingresso in una batcave in cui ballare sintetica musica lo-fi darkwave, tanto ridotta all’osso da strizzare forte l’occhio al punk, come punk è la copertina creata da Sven Sorić.
Un effetto questo che è il bello e il brutto dell’album: bene l’essere catturati da acidi e minimali suoni di synth per ballare fra sinistri stridii di uccelli notturni e sbattere le ali alle pareti come un pipistrello; male per l’assenza di un pezzo che catturi e per la sensazione di genere un po’ stereotipato che non va in profondità.
L’effetto dato da una quantità minimale di suoni è comunque piacevole, seppure troppo scarno, ma riscaldato dalla profonda e ben usata voce di Goran Lautar, che ha voluto definire il suo lavoro un’intima rivelazione di tutto ciò che sentiva dentro: “personal loss and gain, euphoria, happiness and sadness. But no matter how much this journey was loveless, it was profoundly lovefull”. I Neon Lies hanno iniziato proprio come il suo “synth wave bedroom one man project”, a fine 2015, mentre Goran militava in altre band punk e post punk, tutte di Zagabria e tutte gravitanti intorno alla label Doomtown Records.
Pubblicato il 20 aprile scorso in molti formati, è il frutto di una bella sinergia di label: Wave Tension Records, Cut Surface, Cosmic Brood e Black Verb Records che si sono occupate del vinile, mentre Periphylla e Mental Healing rispettivamente di cd e cassetta.
Dei nove pezzi, merita un ascolto più approfondito Hands, in cui c’è spazio per una più coraggiosa sperimentazione sonora che crea un particolare “effetto-ipnosi”; da qui il disco si fa più interessante e ci si aspetta qualcosa di più nuovo ed originale in lavorazione, meno dancefloor e più profondo ed intimo anche per chi ascolta, con un pensiero rivolto magari ad un pubblico più adulto.
Nata ad Amandola, un paesino sui Sibillini, il 20 aprile del 1979, fin da piccola ha sentito scorrere la musica dentro il suo corpo. Pianista fino al liceo, ora si diletta alla tastiera, ha scelto di fare l’Università e quindi di vivere a Bologna, dove ormai risiede da vent’anni, nonostante l’accento le sia rimasto profondamente marchigiano. Di lavoro fa la prof di lettere alle scuole superiori, in
un paese nel Modenese. Fra i suoi hobby, oltre alla musica, leggere e scrivacchiare.
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