Ni: un ordigno pronto a esplodere!
Pantophobie è il quarto disco dei Ni, pubblicato il 1° marzo per la Dur et Doux Record.
Fedele ai suoi predecessori, ma probabilmente un po’ più oscuro, l’album ha come tema principale l’esplorazione delle paure, infatti le tracce portano il nome di una paura o di una fobia.
Riff frenetici, suoni elettrici e poliritmie variabili sono queste le componenti per la cura alle malattie secondo la band di Bourge-en-Bresse.
Anthony Béard alla chitarra, Nicolas Bernollin alla batteria, Benoit Lecomte al Basso e Franҫois Mignot alla chitarra sono una vera e propria macchina da guerra ben oleata. Un quartetto potentissimo e frenetico che già dalla prima traccia, Heliophobie, gioca col Math Rock e il Noise, producendo un nervosismo compositivo sbalorditivo. Parti ritmiche serrate e intrecci di chitarre abrasivi per foggiare un sound crudo e diretto, aggiungiamo le urla disumane e il gioco è fatto.
L’uso dei phaser e dei riverberi in Leucoselophobie al primo ascolto avvicinerebbe la formazione francese a band post rock come i God Is An Astronaut, le strutture dei Ni sono complesse ed articolate con un 7/8 tutt’altro che delicato. Una traccia ruvida che è un bel pugno in faccia!
Profumo di Prog per Catagelophobie, con questa suite i quattro danno sfogo a tutta la loro tecnica, momenti tirati ed altri con fraseggi articolati ed un basso ricco di groove.
Kakorraphiophobie parte in maniera diversa, accenni di drone music iniziale per poi partire una cavalcata dissonante interminabile. E quando sembra che tutto stia per finire… il tutto riparte più violento di prima.
Chiude Stasophobie con i suoi sei minuti e trentuno di cambi ritmici repentini, un giro di basso che per suonarlo si ha bisogno di dita di acciaio. Nell’ultima parte della traccia ricordano i nostrani Zu.
Pantophobie è un album ben costruito, solido, che non ha falle nella sua struttura. Super tecnico eppure non è un album che risulta pesante da ascoltare.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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