Passa attraverso il pianoforte la catarsi personale di Nick Murphy
Senza nessun preavviso, torna sulle scene il 6 marzo 2020 il cantautore e compositore australiano Nick Murphy, e lo fa con un disco quasi completamente strumentale, della durata di oltre un’ora, autoprodotto tramite la propria etichetta Detail Records.
È ormai chiaro a tutti che Murphy voglia creare un distacco netto rispetto alla sua vecchia identità di Chet Faker, anche a costo di rendersi antipatico ai fans storici. E, se con il precedente lavoro Run Fast Sleep Naked, tale distacco non era stato così violento, stavolta risulta evidente ed innegabile.
Music For Silence è infatti un disco totalmente al di fuori delle dinamiche new soul / electro che avevano caratterizzato gli esordi dell’artista. Un disco assolutamente intimo e criptico, diremmo quasi indecifrabile per chiunque sia al di fuori dell’animo di Nick Murphy, fin dalla presentazione che egli stesso ne fa.
Nato come personalissima esigenza di catarsi da un periodo duro, caratterizzato da un forte senso di inadeguatezza, il disco si è concretizzato attraverso una settimana di auto-clausura in una chiesa abbandonata nella cittadina di Troy, nel nord dello Stato di New York. È qui che Murphy, col solo ausilio del pianoforte, dei riverberi naturali e di una voce che si fa, alla maniera di certi Sigur Ròs, strumento d’accompagnamento e non espressione di parole (Tongue, Everyday Feelings, Salt Of The Earth) ed alla presenza, a suo dire, di un pubblico fatto di soli piccioni, ha ricamato 10 composizioni rarefatte, eteree e destrutturate.
Il tutto è scarno, minimale, ambientale, dilatato. La percezione è quella di una volontà di scavare nel proprio intimo ed esternare in maniera liberatoria le proprie malinconie, provando in questo modo a spazzare via tutte le sensazioni negative, arrivando il più vicino possibile all’estraniazione dai ritmi vitali del mondo e della sua stessa persona, nonché ovviamente dalle dinamiche frenetiche dello showbiz.
La composizione è destrutturata e priva di colpi di scena. La produzione è ambientale e naturale, senza filtri. Il disco fluisce calmo per oltre un’ora come estensione naturale delle dita di Nick Murphy, a loro volta strumento di espressione del proprio animo, attraverso melodie delicate di pianoforte e voce.
Un lavoro, dunque, frutto di esigenze personali più che espressive e realmente difficile da giudicare da un punto di vista meramente musicale. Un disco che immagineremmo accompagnato da immagini a cui fare da colonna sonora. Immagini che, probabilmente resteranno impresse solo nella testa e nel cuore di Nick Murphy.
Classe ’82, batterista e smanettatore di synth, attratto da tutto ciò che è ricerca e scoperta, con una particolare propensione per la musica con contaminazioni elettriche ed elettroniche, le città e i festival europei.
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