Nikolaj Kulikov: una storia sovietica
Il nome di Nicola Manzan è inevitabilmente legato al suo progetto Bologna Violenta, pseudonimo sotto il quale ha pubblicato sei album e cinque Ep, in assoluto uno degli esperimenti d’avanguardia più interessanti che siano accaduti nel nostro Paese negli ultimi quindici anni: in dischi come Il nuovissimo mondo (2010) e Utopie e piccole soddisfazioni (2012), Manzan è riuscito nell’ardua impresa di mettere insieme cybergrind, noise, hardcore, collage sonori e musica da camera, da sempre una fascinazione importante per il musicista veneto, che infatti è diplomato in violino ed ha iniziato i suoi passi musicali all’interno di orchestre e quartetti.
Ma nell’ultimo anno il Nostro ha messo da parte l’alter ego Bologna Violenta per pubblicare il primo album a suo nome, La città del disordine – Storie di vita dal manicomio di San Lazzaro (2021), seguito dal nuovo Nikolaj Kulikov, in uscita il 6 maggio 2022 per Dischi Bervisti e Overdrive Records.
L’uomo evocato dal titolo è stato un militare sovietico che negli anni ’70 fu tra i selezionati per un percorso di addestramento fra terra e spazio al fine di creare un sistema di difesa che sarebbe stato poi portato avanti dagli Stati Uniti circa un decennio dopo, la Strategic Defense Initiative.
Il disco è diviso in tre sezioni. Il primo volume, Recruitment, narra l’inizio di questa missione e le fasi di preparazione: sono le trovate space di evidente scuola berlinese ad ispirare il brano d’apertura, intitolato esplicitamente Departure, in cui gli echi dei Tangerine Dream sono la base per evolvere il brano verso lidi oscuri, quasi dark ambient, evocati dalla gravità dell’organo elettrico.
Nel progetto Bologna Violenta eravamo stati abituati a brani brevi, che raramente raggiungevano i due minuti, mentre adesso Manzan si lascia andare a lunghe ed epiche cavalcate; infatti, come il primo pezzo, anche il successivo Cosmic Training supera i tredici minuti e pone l’accento sulle parti più acide, fra distorsioni, echi e riverberi.
Nel secondo e terzo volume, rispettivamente Preparing for Mission e Mission Is Over, è invece un’alternanza fra lunghe tracce e brevi nastri d’epoca a rimanere costante fino alla fine del disco. Così, a Plasma Shooting Programme e alle sue macchinazioni stranianti segue l’inquietante racconto di Space Theory; viene addirittura evocato l’inno dell’URSS in una spettrale nenia, cui segue la modulazione vocale di Radioteknika.
Nikolaj Kulikov testimonia il nuovo percorso musicale intrapreso da Nicola Manzan, che ha deciso di cambiare pelle ma di non sacrificare il suo innato spirito verso l’avanguardia e la musica sperimentale. Anche in un disco come questo che rispetto ai precedenti potrebbe sembrare classico, sono in realtà le sfumature e i dettagli a fare la differenza. E pazienza se inevitabilmente nel corso del lungo minutaggio si avverte qualche momento di stanchezza: il viaggio spaziale di Nikolaj Kulikov ha bisogno dei suoi tempi.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.
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