Estradas celebra il linguaggio universale della musica
In musica non è facile trovare il giusto equilibrio tra un melting pot di sonorità e idee, si può scivolare facilmente nella banalità, con il rischio concreto di espropriare le tradizioni culturali della loro natura distintiva.
La polistrumentista Valentina Magaletti e la beat-maker e DJ afro-portoghese Nídia hanno magistralmente evitato questo errore, realizzando con Estradas un elettrizzante album dance che celebra il linguaggio universale della musica.
Estradas (”strade” in portoghese), pubblicato il 13 settembre per l’etichetta francese Latency, trascende le barriere culturali e ambientali, mostrando la competenza ritmica e la connessione del duo attraverso ritmi intricati e melodie contagiose.
Andiamo è la prima traccia dell’album: la produzione presenta un intricato tappeto ritmico con la Magaletti che mescola magistralmente pattern sincopati di batteria e linee pulsanti di marimba incastrate con intermezzi melodici ad opera di Nidia. Il risultato è una danza tribale coinvolgente e improntata ad una giocosità contagiosa.
In Mata il focus è ovviamente sulle ritmiche, con il duo ben intenzionato a farci ballare tra footwork e sonorità afro. La formula semplice del brano consiste in una ritmica ossessiva, una voce campionata che ripete “Give me Mata” per tutta la traccia e aperture nella parte centrale a incursioni melodiche. Tutto suona essenziale e frenetico, in un mix perfettamente riuscito.
Mentre nelle tracce precedenti l’ambito tribale viene preso in prestito esclusivamente per quanto riguarda la ritmica, con No Promises si aggiungono gli strumenti a corda come la chitarra che danno una nota di colore al brano.
Nonostante l’estetica di Estradas non sia del tutto originale, la sua vera forza sta nella gamma di suoni da cui trae spunto. Magaletti e Nídia immergono gli ascoltatori in un mondo in cui il ritmo regna sovrano e il movimento è inevitabile, un album che offre puro divertimento, soluzioni intelligenti e frenesia comunicativa.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.