Day mostra Frahm dal suo lato più intimo e minimale
Nils Frahm ha pubblicato un disco di musica per pianoforte solo, sobrio, essenziale e minimalista. Rilasciato tramite l’etichetta personale Leiter, Day arriva a due anni di distanza dall’imponente e ambizioso Music for Animals. Mentre il suo predecessore è un album di ben 3 ore di musica elettronica organica ed evocativa registrata senza pianoforte, Day si presenta come un lavoro basato sulla melodia e sull’atmosfera creata dal pianoforte, con Frahm impegnato nel creare un’opera contemplativa e raffinata con il minimo numero di ingredienti possibili.
Le sette composizioni richiamano alla memoria i precedenti lavori quali Solo ed Empty per la loro semplicità e per la loro espressione malinconica. Grazie alla componente essenziale e lirica del pianoforte, Frahm si mette a nudo mostrando la sua essenza più profonda.
L’album inizia con You Name It, un brano che beneficia dei cambiamenti più sottili dell’intensità per creare uno morbido fluire ricco di suggestioni. Frahm riesce a includere lo scricchiolio del piano nella composizione sfruttando la pressione esercitata sui tasti come parte percussiva del brano.
L’affascinante passaggio di Butter Notes è scandito dalle sfumature oniriche e dalle melodie avvolgenti del pianoforte. La decisione di registrare l’album lontano dai suoi affetti e lontano dallo studio storico ricavato da una sala della Funkhaus di Berlino, ha dato alle composizioni un’ulteriore sensazione di intimità che funziona perfettamente per pezzi così seducenti e minimalisti come Butter Notes.
L’atmosfera gentile di Hands On è creata dal tono rilassato e solenne del pianoforte: la vera magia del brano è dato dal sentire il suono dello strumento rispondere sotto le mani di Frahm e scivolare delicatamente, ripetendo dolcemente dei piccoli fraseggi.
In chiusura Towards Zero è una composizione triste e malinconica, dall’andamento lento, ricca di pause che contribuiscono a creare una narrazione da toni crepitanti sottilissimi accompagnata dal cinguettio degli uccelli.
Day mostra il lato più intimo e minimale di Frahm, in tutta la sua semplicità, un album che affascina dall’inizio alla fine grazie alle sue melodie e atmosfere.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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