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Niton: festeggiamo un decennio di traguardi!

La formazione italo-svizzera ritorna con il suo quarto album, intitolato 11, rilasciato il 22 novembre 2024 tramite Shameless Records & Pulver und Asche.

Il trio, composto da Enrico Mangione, conosciuto come El Toxyque (corde, strumenti a fiato, oggetti, elettronica), Luca Xelius Martegani (synth analogici, elettronica) e Zeno Gabaglio (violoncello elettrico, elettronica), esplora da oltre dieci anni i territori dell’elettronica sperimentale, della musica ambient, dell’elettroacustica e dell’improvvisazione libera. Con ogni nuova uscita, riescono a creare un’esperienza di ascolto dinamica e organica, che si rinnova e si arricchisce costantemente.

Il nuovo album celebra un decennio di esplorazione musicale nel contesto della musica elettronica, con i Niton che per la prima volta collaborano in studio con altri artisti per ciascuno dei dieci brani. È importante sottolineare che l’album è stato masterizzato con cura da Henning Schmitz (Kraftwerk), il che rappresenta per il trio un significativo passaggio dagli anni di formazione a una fase più matura, caratterizzata dall’abbraccio di nuovi e più ampi orizzonti sonori.

L’album si apre con Noi, che presenta la partecipazione della cantautrice di Casablanca, Meryem Aboulouafa, e di Vanni Bianconi. La musica del trio si apre ai suoni del Mediterraneo: la voce della Aboulouafa si muove con grande disinvoltura, passando dalla forma canzone alla sperimentazione timbrica, fino a essere stratificata su un sottofondo rarefatto d’avanguardia. Questo connubio unisce droni eterei, corde percosse e basse frequenze in un’esperienza sonora avvolgente.

Lampo, realizzata in collaborazione con il compositore Boris Hauf, è una fusione di fiati e vibrazioni ritmiche. Il climax si raggiunge con l’ingresso del violoncello, uno strumento che spinge la narrazione verso territori di improvvisazione.

La traccia quattro, intitolata I Was Dying, presenta la collaborazione del sassofonista inglese John Butcher. Si sviluppa a partire da tessiture generate dalla manipolazione delle risonanze ambientali, arricchite da interventi di free jazz. Attraverso un processo di stratificazione che combina saxofono, oggetti e tintinnanti sonorità, viene creato un vibrante affresco elettronico.

In Arnes Kraftfeld, le percussioni della svizzera Béatrice Graf creano una traccia sorprendente. Si sviluppa come una tempesta di suoni, caratterizzata da un alternarsi violento e ineguagliabile di stop e go. Dopo un minuto e mezzo, la tempesta si placa, portando un ordine al caos e seguendo una struttura più convenzionale. Il mix di sonorità oscilla tra free jazz ed elettronica, il tutto eseguito con un’attitudine punk.

Le dieci tracce rivelano un disco maturo, scaturito da un percorso coerente e rigoroso, sempre aperto a influenze e contaminazioni.



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