Ici: una ricerca etnologica sulla tradizione vocale
Tromba, sax, due contrabbassi, un clarinetto basso e una fascinazione per rumori e oggetti: il jazz d’avanguardia di Ici, ultima fatica dei No Tongues in uscita il 25 novembre 2022 per Carton Records, è un esempio concreto del continuo e costante superamento di confini e orizzonti prestabiliti.
Per esemplificare la ricerca sperimentale condotta dal collettivo francese basta partire dal brano d’apertura, Kulning: il titolo evoca una forma musicale scandinava, prettamente domestica ed utilizzata per richiamare il bestiame dopo il pascolo. Una pratica canora primigenia efficacemente re-interpretata da sonorità gravi e dalla vocalità esasperata di Isabel Sorling che riporta alla mente Les voies du monde (2018), lavoro con il quale i No Tongues hanno condotto un’indagine proprio sulle tradizioni orali e vocali.
A questo breve ma intenso avvio segue il pezzo più lungo del disco, Chien Chien, che con i suoi dieci minuti abbondanti mette insieme gli elementi principali del disco; ad un’iniziale oscurità indefinita segue un caos organizzato in cui, su un tappeto minimale e costante intrecciato dal contrabbasso, si susseguono soli di sax e tromba che fanno prima da contraltare e poi da accompagnamento per le misteriose e allucinate trame vocali di Linda Olah.
Parrandada de Entroido de Canizo è un rituale mistico folkloristico e dal fascino primordiale, capace di restare tale anche quando a prendersi la scena sono i fiati. Gran parte del merito spetta al talento di Elsa Corre, specializzata nel canto tradizionale galiziano e nella pandereita, strumento a percussione tipico della regione spagnola. Menzione necessaria per le pulsazioni noise di Coeur de la Montagne, la perfetta rappresentazione di un mondo racchiuso nelle segrete viscere della terra.
Ancora una volta è dunque un’unione tra sonorità jazz d’avanguardia e vocalità sperimentali ad essere al centro della musica dei No Tongues, che con Ici prosegue in una direzione ormai ben delineata. Si perde un po’ l’effetto novità riscontrato in Les voies du monde e l’album risulta inevitabilmente più faticoso, ma non può non essere premiato il coraggio della ricerca del progetto francese, che oltrepassa i confini musicali per entrare nell’etnologia.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.
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