La rabbia introspettiva post-punk porta il nome dei Nouccello
I Nouccello vengono da Pescara e sono una band composta da Lorenzo Conti alla voce e chitarra, Luca Di Stefano alla voce e chitarra, Carlo Neri alla batteria. Il trio si è incontrato per la prima volta nel 2017, e quest’anno ha deciso di pubblicare l’8 ottobre l’album di esordio, omonimo, per Vina Records e Scatti Vorticosi Records.
Quando ci si ritrova, sul finir degli anni ’10 del nuovo millennio, dinanzi a dischi di stampo e ispirazione post rock, punk-noise, la domanda va in una direzione univoca. Ne avevamo bisogno? Ha apportato un plus allo scenario degli anni ’90? O è una pedissequa rappresentazione di ascolti del passato?
In questo caso credo che i Nouccello abbiano trasposo con pregevole passione i loro ascolti di gioventù e li abbiano ben mescolati con proprie creazioni armoniche. Una novità gradevole da ascoltare, nonostante i continui rimandi un po’ nostalgici.
La lingua italiana dà rilievo all’espressività della band. La rabbia si stringe a doppio petto con la malinconia e la noia, le delusioni sentimentali e l’insoddisfazione. Un pezzo cartina tornasole è sicuramente rappresentato da Episodio 5: trappola in mezzo al mare, ad avviso di chi scrive, uno dei migliori pezzi dell’album.
I Nouccello non si inseriscono in una categoria da stereotipo, sono malleabili e indefiniti, come dicono loro stessi nel comunicato stampa:
in buona sostanza, ognuno può rappresentarlo
diversamente durante l’ascolto (l’album ndr.)
Rivedo tanto dell’alternative rock degli anni ’90, dei primi Verdena ad esempio, con uno spruzzo di Marlene Kuntz, tuttavia la voce a tratti screamata riporta la mente alle esperienze post punk di tipologia lo-fi degli anni ’00.
Quel che più ho apprezzato nella narrazione delle 8 tracks è l’intervento spigoloso ma maestrale delle due chitarre, che conducono il disco con disinvoltura e simmetria musicale.
Tra una traccia arzigolata e in exploit, vien inserita una di più ampio assestamento, tra arpeggi lenti e melodici, come nel caso della coda finale in Aeternum pt.2
Il calderone che ne fuoriesce è sul serio un bell’esordio per il trio abbruzzese, che crescendo potrà maturare nuove consapevolezze stilistiche, ma siamo già ad un buon punto!
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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