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La Natura di Olivia Belli

Con oltre 20 milioni di streaming su Spotify e importanti collaborazioni, tra cui un prossimo progetto con il Premio Pulitzer Ian Urbina, la compositrice e pianista marchigiana Olivia Belli, è uno dei punti di riferimento della scena neo-classica italiana. Al debutto nel 2018 con l’album Where Night Never Comes, prodotto grazie al supporto della campagna di crowdfunding Kickstarter, la Belli nell’ultimo anno ha pubblicato due dischi (River Path e Mater) e un Ep di fresca pubblicazione (The River Tributaries).

In River Path e Mater il tema centrale è la natura, cosa ti ha spinto in entrambi i lavori ad occuparti di questo argomento, seppur in maniera diversa?

Dopo aver vissuto in varie metropoli, mio marito ed io, abbiamo deciso di trasferirci in aperta campagna. Abbiamo restaurato un antico casolare sulle colline marchigiane. Qui ci occupiamo in prima persona della nostra terra cercando di condurre uno stile di vita poco invasivo, seguendo il ciclo della natura. La natura è un argomento centrale nella mia vita e una continua fonte di ispirazione per i miei lavori.

Dal senso di profonda serenità e armonia di River Path al senso di malessere di Mater, cosa è cambiato in pochi mesi nel mondo di Olivia Belli?

È cambiata solo la prospettiva attraverso la quale osservo il tema ambientale: River Path parla della “mia” natura, quella che mi circonda, fortunatamente ancora quasi incontaminata; Mater invece tratta il tema in senso globale, parla di Nostra Madre Terra,quotidianamente desertificata, cementata, abbandonata… Nutro però ancora la speranza – come si può percepire nell’ultima traccia di Mater (De Anima) – che troveremo il modo di preservare la straordinaria bellezza del nostro pianeta, garantendo a noi umani la sopravvivenza.

Da poco è uscito l’Ep The River Tributaries. Queste quattro composizioni vengono dallo stesso materiale di River Path? Vanno intese come delle B-Side o sono nate per completare quel progetto?

I Tributaries sono un’appendice a River Path. Ho continuato a sviluppare l’idea di un flusso continuo, quello del fiume, simbolo del ciclo della vita. Come dice il titolo di una canzone di River Path, il fiume passa, tuttavia il fiume rimane.

Come nasce la musica di Olivia? Riesci a sederti al piano e comporre in maniera ragionata o è tutta questione di stimoli e ispirazione?

Ci sono tanti modi di scrivere: l’ispirazione può scaturire da cosa qualunque, una frase letta, un quadro, un gesto della quotidianità… A volte invece, come nel caso di Mater o di Four Moons, decido di dedicarmi ad un tema preciso, a me particolarmente caro,sul quale voglio riflettere,esprimendomi attraverso il linguaggio che conosco meglio: la musica.

Chi sono i riferimenti artistici nella tua musica e quali sono i tre album fondamentali nella tua formazione artistica?

Ho un background classico e quindi i miei riferimenti vanno dai grandi Maestri del passato ai grandi compositori di oggi. Se devo citare dei nomi del passato direi Bach, Chopin e Satie. Mentre per il presente direi Philip Glass, Max Richter e Ludovico Einaudi.

I miei 3 album fondamentali:

J.S. Bach: le due versioni delle Variazioni Goldberg di Glenn Gould

Philip Glass: Einstein on the Beach

Max Richter: Vivaldi Recomposed

La tua musica suscita immagini senza ricorrere alle parole. Se dovessi associare le tue ultime uscite con un regista o un poeta, a chi affideresti di tramutare in immagini e parole la tua musica?

Per River Path sento una forte empatia con Hermann Hesse, mentre Mater lo accosterei ai Tondi del grande pittore espressionista Emilio Vedova.

La tutela dell’ambiente è un argomento a te tanto caro, cosa può fare un musicista per ridurre l’impatto ambientale dei concerti sull’ambiente?

È un argomento molto delicato perché essere bio e non invasivo sull’ambiente è purtroppo molto costoso. Tutelare l’ambiente viaggiando non è per nulla cosa facile. Ad esempio dovremmo evitare gli aeri, almeno all’interno dei continenti, e viaggiare solo in eco-auto o in treno; bisognerebbe evitare materiali “usa e getta” che generano scarti spesso non riciclabili; occorrerebbe eliminare completamente la plastica (solo una minima parte viene riutilizzata e molto del rimanente si disperde nei nostri mari);dovremmo dare la precedenza a ristoranti a km 0… e molte altre cose ancore, ormai note a tutti.  Ma nella fretta dei tour, lo ammetto, tutto ciò diventa una missione quasi impossibile.

A casa propria è tutto più gestibile, ed è più facile controllare i propri consumi. Si possono scegliere prodotti completamente biodegradabili e naturali, parlo anche di oggetti di uso comune, come gli spazzolini in materiali naturali, dentifrici, detersivi, cosmetici bio, etc… Insomma, piccole buone abitudini: ho l’assoluta convinzione che se tutti le mettessimo in pratica avremmo già un grande miglioramento. Ciascuno di noi può fare la differenza.

Leggi la recensione dell’album River Path QUI

Leggi la recensione dell’album Mater QUI



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