The River Tributaries di Olivia Belli riesce a piantare un seme che continua a crescere anche dopo che è stata suonata l’ultima nota
Il rapporto fra la compositrice Olivia Belli e la natura si rivela più profondo ad ogni uscita discografica. Non è trascorso poi molto tempo da River Path, l’album che aveva segnato il ritorno della pianista ai luoghi dell’infanzia e al fiume marchigiano che aveva scavato un posto speciale nella memoria dell’artista. Ancor meno tempo è passato da Mater, opera ispirata con la quale la Belli aveva dato voce ad una addolorata Madre Terra, soffocata dai veleni del nostro tempo. Oggi, con The River Tributaries, scopriamo il nome del fiume che ha dato il via a tutto. I titoli delle tracce di questo breve Ep corrispondono infatti ai nomi degli affluenti del fiume Tenna, che attraversa buona parte della provincia di Fermo, nelle Marche.
Riferendosi in modo così evidente agli affluenti del fiume, Olivia Belli ci comunica che con River Path ancora non si erano esaurite le cose da dire e le storie da raccontare. Così come le tracce del fiume maggiore, anche i Tributaries sono brani brevi, delle istantanee pensate per catturare emozioni e momenti specifici riaffiorati alla memoria.
Ambro riassume in poco meno di 3 minuti tutta la raffinatezza compositiva della Belli; passaggi lunghi e delicati, inframmezzati da poche ma significative parentesi di respiro, un’atmosfera serena e carica di sorridente malinconia.
Vetremastro è rapido e tortuoso, come il ruscello che si scava la sua strada tra gli alberi e le colline; le progressioni della Belli sono garbate ma decise, cambiano spesso direzione e intensità, diventano a tratti imprevedibili e accarezzano il lato più emotivo dell’ascoltatore.
Salino è più ordinato e composto, luminoso come il torrente di pianura; è una ripetizione ragionata e compatta di passaggi, che invita alla riflessione più che all’abbandono.
Rebuscano è il più lento e il più ingenuo degli affluenti, un brano che ispira tenerezza e nostalgia, come una passeggiata fra i ricordi più dolci dell’infanzia.
Nella sua brevità, The River Tributaries riesce comunque nell’intento di trasmettere qualcosa in chi lo ascolta, di piantare un seme che continua a crescere anche dopo che è stata suonata l’ultima nota. I quattro affluenti di Olivia Belli rappresentano l’ennesimo esempio di come l’arte della narrazione attraverso la musica sia uno strumento comunicativo potente, in grado di risvegliare sensazioni sopite e memorie intorpidite dalla frenesia di una vita ormai troppo distante dall’abbraccio della natura.
Troppo scoordinato per essere un musicista, troppo stonato per cantare, troppo povero per fare il produttore, sin dalla tenera età si decide a stare dal lato più affollato dei concerti (con l’eccezione di quelli di Bruce Springsteen, dove contare i membri della band è un’impresa). Cresciuto a pane e blues (a volte solo il secondo), dimostra sin da subito una straordinaria abilità nel ricordare a memoria i testi delle canzoni, il che purtroppo non gli è stato di nessun aiuto durante gli anni della scuola. Laureatosi con disonore nel 2015 in Giurisprudenza, oggi è avvocato, progettista, grafico, artigiano del cuoio, il tutto disponendo comunque della classica dotazione di due arti per lato del corpo, una coppia di orecchie ed un’unica, del tutto ordinaria massa cerebrale.
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