Aldilà di queste montagne si scorgono gli Onioroshi, power trio nostrano
Il power trio degli Onioroshi si era inizialmente conosciuto all’inizio del 2014 con un altro progetto denominato Kimono Lights caratterizzato dal genere dreampop e shoegaze. Solo all’inizio dello scorso anno, dai medesimi componenti, è rinata una nuova band, rinnovata nelle caratteristiche, nelle modulazioni musicali e negli obiettivi.
Beyond These Mountains è stato rilasciato il 6 Marzo 2019 su Bandcamp e poco dopo sulle altre piattaforme, gli stessi Onioroshi hanno meticolosamente pensato alla produzione discografica attraverso un’edizione limitata in doppio vinile dell’album: 150 copie divise in tre colori (nero, rosso, verde),numerati a mano da 1 a 50 per ogni categoria.
Venendo ora all’album di debutto: Beyond These Mountains è un concentrato viscerale di 58 minuti ed è composto da 4 tracce,con influenze dai primi Motorpsycho, Tool oltre che a fiotti di psichedelia anni ’70. Fra lo snocciolarsi del disco si ode un incisivo riferimento al “movimento” desert e stoner rock.
Ogni traccia è a se stante, come autonoma ed individuale, sconnessa da un circuito digitale, anche se, il disco è concepito in un’unica esperienza sonora.
Aprifila dell’album è il pezzo Devilgrater, caratterizzato da arpeggi melanconici e riflessivi, in un riberbero di echi e beat lenti. Era certamente normale che un pezzo del genere, di oltre 14 minuti, modulasse su se stesso rivoltandosi, cambiando tempo e dimensione. Locusta è certamente il pezzo più cattivo, inizia con un riff captico, disposto per entrare in testa ed uscirne con difficoltà, risento tanto delle distorsioni dei Fu Manchu soprattutto nell’impazzimento strumentale centrale.
Non mancano nel disco nemmeno riferimenti, per così dire, filosofici, affidati a Socrate, che inizia in maniera repentina e bizzarra: il riff è un incessante repeat in più modulazioni, tra basso, chitarra e batteria in interazione danzante. La chiusura mantrica, “serpeggia” in maniera lenta e disinvolta, tra echi gravi, corde pizzicate e rullanti picchiettati, come in un viaggio onirico che porta al risveglio finale.
Un disco a metà tra il presagio e il sogno, quasi sempre in minore, tra riflessioni fosche e nostalgiche. Un buon ascolto che consiglierei in momenti, decisamente, grigi.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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