La visione di Orbital Patterns
Dopo la pubblicazione degli album di One Of Them e Orfeón Gagarin, l’Artificial Owl Recordings, etichetta newyorkese di Niko Dalagelis incentrata sulla musica elettronica, ambient e sperimentale, giunge alla sua terza uscita con Imposter Syndrome.
Abdul Allum in arte Orbital Patterns disegna intricati arazzi sonori avvalendosi della sintesi modulare, dei loop e degli effetti combinati con l’elaborazione digitale e analogica. Il risultato è un magnifico viaggio sonoro, ricco di emozioni attraverso il quale Allum prova a rispondere alla domanda: “Quanto di tutto questo è abilità e quanto è fortuna?”.
Imposter Syndrome si presenta come un flusso onirico dalle trame fragili e gentili attraverso il quale Orbital Patterns racconta del “fenomeno psicologico in cui una persona dubita delle proprie capacità, interiorizzando una profonda paura di essere rivelata come fraudolenta”.
L’album si apre con i suoni vaporosi della title track: sette minuti nei quali il nostro convoglia il tepore dei droni con le avvolgenti tonalità del piano in una strumentale ambient dall’atmosfera delicata. Le fluttuazioni oniriche della traccia convergono in vibranti frammenti di synth che rivelano un maestoso paesaggio sonoro.
A seguire Ship In A Bottle viene realizzata a strati combinando caldi arpeggiatori con sintetizzatori e suoni di nastri magnetici. Ne viene fuori una cattedrale sonora dalle linee sinuose e morbide che può essere intesa come un’intensa meditazione uditiva.
Ariadne apre ad un intreccio tra elementi acustici e quelli creati in studio, la materia sonora viene utilizzata come pratica terapeutica, una composizione catartica guidata dai suoni fluttuanti dei droni.
Se nelle precedenti tracce c’era spazio per flebili spiragli di luce, The Deconstructed Hero si mostra inizialmente inquieta e cupa per poi al crescere delle dinamiche aprirsi ad un sound etereo, ricco di pattern melodici dalle influenze post-rock.
Orbital Patterns firma un buon lavoro: Imposter Syndrome si basa su profonde sequenze in equilibrio tra rumore e melodia, l’ampio processo di sviluppo del disco genera una forte energia che ribolle durante tutto il corso dell’album.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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