Orson Hentschel e le sue architetture sonore
Terzo album in studio per Orson Hentschel. Lasciatisi alle spalle Feed The Tape (2016) e Electric Stutter (2017), il compositore tedesco ha pubblicato il 26 aprile 2019 per Denovali Records il nuovo album Antigravity: musica elettronica sperimentale, con influenze che vanno dal minimalismo classico al trip hop e al drone.
Due anni di ricerca hanno portato il Nostro ad ottenere un lavoro curato chirurgicamente, pattern e intrecci sonori puliti ed una architettura sonora a tratti brutale plasmata dall’incontro di drum machine analogiche degli anni ’60 con moderni sintetizzatori.
Partiamo con Ghost Echos, una delle più interessanti tra le sette produzioni realizzate. La seconda traccia del disco, è un intreccio complesso di modulari, Hentschel rinuncia alla melodia per dar spazio a toni cupi generati da basse frequenze. Il suono vintage e graffiante per la ritmica è stato ampliato dall’editing con il Watkins Copicat, un vecchio eco a nastro, che dona un taglio futuristico alla produzione.
L’elettronica rumorosa è accompagnata da pattern ritmici ossessivi in Hidden Skills. Suoni generativi sono alimentati dai modulari che si alternano a parti frammentate, sovrapposte o invertite tali da riprodurre il suono degli ottoni.
I rumori di When Horses Lose Ground generano un senso di claustrofobia, ci si sente imprigionati dalla trama elettronica fragorosa della sesta traccia: il suono si frantuma in mille pezzi, la ritmica è ripetuta all’infinito per creare un senso di spaesamento.
A completare il frastuono della traccia precedente ci pensa la conclusiva True Desire: il ronzio del modulare si apre a un break beat impetuoso. Una cavalcata tra frequenze pulsanti e una ritmica sostenuta colorata da droni corposi.
La padronanza della tecnica per Orson Hentschel è un mezzo per catapultarci in un’esperienza sonora unica e imperdibile. Antigravity è un contenitore di suoni plasmati per ottenere una scultura perfetta, sontuosa ed elegante.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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