L’incontro fra OvO e Mai Mai Mai è una messa nera
Se è vero che la cultura degli split album prevede una certa affinità, che sia sonora o concettuale, fra gli artisti in gioco, l’incontro fra gli OvO e Mai Mai Mai sembrava essere questione di tempo. Entrambi sono nomi noti nell’underground nostrano più oscuro e crepuscolare, pur utilizzando scelte stilistiche differenti: alle sfuriate a metà fra noise rock e sludge metal del duo composto da Stefania Alos Pedretti e Bruno Dorella rispondono le trame elettroniche post-industrial del secondo.
Ideologicamente uniti da un approccio privo di compromessi e votato a creare un fil rouge fra le due proposte, il nuovo Split album, in uscita il 25 aprile 2025 per Arsenic Solaris, è più di un semplice vademecum dei due progetti.
Eppure, nei sei pezzi del disco è racchiusa praticamente tutta la cifra stilistica tanto degli OvO quanto di Mai Mai Mai. I primi quattro brani, firmati dal duo Pedretti/Dorella, mettono in scena un turbine noise rock che parte da una breve Intro per arrivare in forma più compiuta a Scavo, un concentrato di grezza violenza di memoria sludge che si posiziona perfettamente a metà fra gli Eyehategod e un drumming di melvinsiana memoria. Orizzonti infiniti vive di una sacralità diabolica che sfocia in un mantra rituale fatto di ritmi rallentati, atmosfere maledette e declamazioni provenienti da una messa nera.
E se In Hollywood conclude la performance degli OvO con sonorità elettroniche, registrazioni e field recordings, Mai Mai Mai entra subito in scena proseguendo questo discorso con Affascino, che riprende quel rituale prima citato con un pezzo che parte come una litania dark ambient per poi evolversi su sentieri che riportano a quel folklore del Sud Italia da sempre al centro delle produzioni del Nostro. La lunga e conclusiva Portatore di Luce sembra tradurre tutte queste istanze in un unico brano, mettendo in primo piano l’esoterismo respirato in modo sotterraneo in tutti gli altri pezzi, come se fossimo ormai al culmine di quella dimensione ritualistica che ha accompagnato durante l’intero ascolto.
Uno Split, insomma, che proprio su questa oscurità basa proprio tutta la sua poetica, attingendo a piene mani dalla tradizione italiana: ci sono echi della cosiddetta Psichedelia Occulta Italiana, i già citati elementi folkloristici, dark ambient, elettronica e riff noise che sembrano fondersi in un unico lungo mantra. E se, musicalmente parlando, chi conosce da anni la proposta di OvO e Mai Mai Mai sembrerà non trovare nessuna novità assoluta, rileggendo questo Split in chiave concettuale non potrà che rimanere soddisfatto.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.