La favola immaginaria di Paolino Canzoneri
«Siamo esseri umani imperfetti, consapevoli di quella mortalità anche quando la respingiamo, traditi proprio dalla nostra complessità, e così schizzati che quando piangiamo chi abbiamo perduto piangiamo anche, nel bene e nel male, noi stessi. Come eravamo. Come non siamo più. Come un giorno non saremo affatto».
É con le parole di Joan Didion tratte da L’anno del pensiero magico che voglio introdurre Il cielo incupisce, l’ultimo album di Paolino Canzoneri pubblicato da Seahorse Recordings.
I suoni eterei e glaciali del musicista siciliano accompagnano la preghiera di una bambina, innocente e timorosa, alla ricerca della salvezza.
I sette brani di matrice ambient-minimale diventano così la colonna sonora di una favola immaginaria: un manifesto meditativo dalle tinte armoniche, una musica appena accennata, carismatica, estremamente fragile, che affascina grazie ad una potente forza narrativa, con la quale il nostro riesce a costruire uno spazio di pace e solitudine nel quale rifugiarsi.
Con la consueta maestria alla quale ci ha abituato, Canzoneri si muove tessendo linee melodiche sognanti e comunicative come con l’opener In raccoglimento, quasi otto minuti nei quali il nostro disegna un tenue passaggio delineato da arpeggi e scale armoniche.
Intensi paesaggi emozionali come Ite nascono combinando sistemi di sintesi modulare con suoni che sembrano presi da un carillon. I frammenti melodici emergono attraverso risonanze ambientali creando una trama limpida dalle dense modulazioni.
Una accurata ricerca dei dettagli quella di Canzoneri, delle timbriche e dei suoni giusti come in Capo chino, per creare un’affascinante tessitura di ambient intimo e suggestivo. Delicatissimi arpeggi si poggiano su un tappeto etereo trovando nell’essenzialità e nella semplicità la sua forza.
Il cielo incupisce è il lavoro più minimale mai prodotto da Paolino Canzoneri, sette tracce realizzate con il minimo sussurro del suono, sempre in movimento, che lasciano nell’ascoltatore una sensazione di pace.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
Commenti recenti