La solitudine dei numeri primi
Quando si prova ad attraversare da soli l’oscuritàsuccede che essa ti avvolge completamente e l’unica soluzione per uscirne incolumi è diventare un suo alleato. Il torinese Paolo Spaccamonti si è cimentato in questa nuova avventura sempre affiancato dalla sua fedele amica a sei corde. Da questo viaggio crudo e intimo nasce il suo quarto album solista, Volume Quattro, pubblicato il 20 settembre 2019 per Escape From Today / Dunque / Audioglobe Distribution.
Il chitarrista e compositore piemontese divide il suo racconto in undici capitoli in cui la protagonista principale è sempre la sua amata chitarra. Mai come in questo caso Spaccamonti punta a esplorare territori ambient drone, figli di Stephen O’Malley e dei suoi Sunn O))). Un elogio al delay e alla minacciosa potenza della sua chitarra frutto della condizione della solitudine che lo ha spinto a creare undici magnifiche sinfonie oniriche e noir.
Lo scarno beat di Ablazioni accompagna e maschera il suono orientale della chitarra, cupo come la notte quanto affascinante e maestoso. Il fantasma del trip hop conserva quel suono inquietante e tenebroso di chi vive nell’oscurità.
Nina è un blues malato e rallentato in cui il nostro lavora di strati, sdoppiando il suono della chitarra per renderlo corposo, utilizzando un delay analogico e allo stesso tempo donandogli quel mood cinematografico che da sempre ha contraddistinto i lavori di Spaccamonti.
Un gelido inverno è forse la traccia che meglio descrive il senso di solitudine e come tale si snoda in direzione ambient trasformando la chitarra in un synth.
Con Paul Dance Paolo utilizza uno scarno beat sul quale disegna una trama di chitarra fortemente influenzata dal post punk e la new wave. I suoni decadenti e tenebrosi associati all’uso del delay per dare quella ridondanza frutto di chi tra le tenebre vaga senza meta alla ricerca della luce.
Sette minuti ansiogeni per Luce, una tensione iniziale che va crescendo per poi scomparire e lasciare che la luce prenda il sopravvento. La chitarra diventa cristallina,suonata come se fosse una partitura ambient che tesse uno spiraglio luminoso da seguire per uscire dall’oscurità
Un lavoro maturo, ben curato ma soprattutto molto ispirato per Paolo Spaccamonti che trova in Volume Quattro il suo diamante grezzo. Se la dilatazione del suono con l’electroharmonixsuperego è diventato negli anni il suo cavallo di battaglia, con questo nuovo lavoro c’è una forte tendenza western di tarantiniana memoria nel modo di suonare la chitarra con l’overdrive graffiante. Una forte attenzione alla modulazione e al tempo, una chitarra solitaria e scarna nonostante si lavori di loop e sovrapposizioni che gli conferiscono una complessità nel suo essere semplice.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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