Paul Kerdommarec: la quiete introspettiva di Sel
Il talentuoso artista sperimentale Paul Kerdommarec approda su Decaying Spheres con Sel, un viaggio nell’ambient caratterizzato da texture ricche, plasmate dall’improvvisazione, dalla sintesi e da paesaggi sonori analogici.
Dalle sette tracce intricate composte nell’album emergono suoni meravigliosi e vibranti, intrisi di una cupa bellezza, frutto di un complesso setup sperimentale che utilizza effetti e sintetizzatori, con sfumature uniche e sonorità avvolgenti.
Sel si presenta come un ambiente sonoro etereo e suggestivo, una fusione di elementi organici ed elettronici, il cui risultato è profondamente toccante.
L’opener La Brume et le Pierrier offre un’introduzione rappresentativa della visione artistica di Sel: i droni vibranti si intrecciano con melodie morbide e avvolgenti, creando un muro sonoro immutabile. Si tratta di un inizio davvero delicato e leggero, caratterizzato da timbri raffinati e suggestivi.
A seguire Un Hiver è un’esperienza unica dalla bellezza sommersa, caratterizzata da sibili enigmatici, suoni liquidi e lamenti ritmici che evocano la musica di Aphex Twin. Si tratta di un brano maestoso che riesce a sfuggire alle tempeste di rumore, raggiungendo una sorta di grandiosità cinematografica.
L’intrinseca tristezza de La Forme des Nuages si rivela attraverso una melodia malinconica e disorientante, accompagnata da un delicato scroscio di suoni naturali. Progressivamente, pad celestiali prendono il sopravvento, trasformando la traccia in un flusso effervescente.
I toni bassi e profondi caratterizzano distintamente la title track, mentre i loop prolungati e saturi, arricchiti da micro-variazioni armoniche, plasmano l’estetica di Sel, all’interno della quale si fa strada una malinconia avvolgente e quasi nebbiosa.
Altamente consigliato a chi è alla ricerca di serenità sonora, Sel è un album profondo caratterizzato da un suono affascinante e letargico. Si tratta di un progetto ambient molto piacevole che mette in luce la maestria di Paul Kerdommarec, capace di evocare tanto il dolore grandioso quanto la quiete introspettiva.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.