La guarigione di Penelope Trappes
Penelope Three della musicista australiana Penelope Trappes è l’atto conclusivo della trilogia formata da Penelope One del 2017 e Penelope Two del 2019.
Pubblicato il 28 maggio da Houndstooth, il capitolo finale della trilogia pone l’accento sulla voce della Trappes, strumento principale della narrazione, avvolto da paesaggi sonori cupi e atmosferici. Penelope Three è un album che parla di dolore, gioia, amore, perdita e libertà nell’accettare il cambiamento e nel riconoscere le lezioni apprese. È una celebrazione della femminilità e una testimonianza della saggezza acquisita vivendo e lasciandosi vivere.
In apertura Veil è un tappeto sonoro di droni e field recordings costruito per sorreggere la voce di Penelope, un brano dal tono sacro utilizzato per introdurre il singolo Nervous. La traccia suona carica di riverberi, decadente, alla Portishead, con la voce suadente guida di un rito ancestrale liberatorio. Percussioni minimaliste e un piano avvolgente contribuiscono a rendere l’atmosfera cupa e minacciosa. La sinuosa e sensuale Red Yellow fa riferimento alla credenza vedica nei chakra e nelle loro connessioni psichiche con il nostro corpo, i colori audaci rappresentano il nostro potere personale interiore.
Blood Moon è una lettera d’amore che Trappes ha scritto a se stessa. Uno dei momenti più intimi di tutto l’album con le linee vocali seducenti e un sound bristoliano che ricorda ancora una volta la band di Beth Gibbons. Le sonorità notturne ma allo stesso tempo morbide dettate dalle note del piano e della chitarra incorniciano l’incantevole voce della cantante di base a Brighton.
L’album si chiude con la trionfante Awkward Matriarch, il racconto lento e straziante della vittoriosa ribellione contro il patriarcato.
Penelope Three è un album liberatorio che apre le porte all’amore, sofferto e sofferente con una Penelope Trappes che mette la sua anima a nudo e si racconta per guarire dalle sue paure.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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