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Da Londra al Polo Sud: il viaggio di Handfuls of Night

Dietro la morte c’è sempre la rinascita, e ciò vale anche per i Penguin Cafè, progetto guidato da Arthur Jeffes, figlio d’arte di Simon, scomparso nel 1997, che con i suoi Penguin Cafè Orchestra ha regalato al mondo della musica capolavori immortali come l’inarrivabile Music From the Penguin Cafè.

Da buon figlio, ma soprattutto da buon musicista, Arthur ha continuato a far vivere la musica del padre, seppur non dotato della sua stessa ecletticità, un fattore unico che aveva reso Jeffes senior un visionario ai limiti del surrealismo.

Già due anni fa le ottime doti di Arthur si erano messe in mostra in The Imperfect Sea, ma è con Handfuls of Night, in uscita il 4 ottobre 2019 per Erased Tapes, che l’artista di Londra porta i Penguin Cafè ad un album ancor più maturo.

Rispetto al precedente ci troviamo ad un lavoro più classico, tre quarti d’ora di musica da camera con archi e piano a far da protagonisti, senza disdegnare forti influenze che rimandano al folk da camera e al post minimalismo di scuola Glenn Branca ed Art Zoyd. Uno stile che rispecchia pienamente il motivo per cui Handfuls of Night prende vita, cioè da una serie di composizioni che Greenpeace ha commissionato l’anno scorso a Jeffes per un documentario, ovviamente, sui pinguini. A questo si aggiunge il viaggio intrapreso dal Nostro nel 2005 in Antartide per ricordare il tragico viaggio del bisnonno nel 1911, che provò ad essere il primo uomo a raggiungere a piedi il Polo Sud.

Non sorprende trovare quindi nove brani intrinsecamente legati fra loro, malinconici ed eleganti al punto giusto, ariosi ma chiusi allo stesso tempo. Diversi i picchi dell’album: uno su tutti At The Top of the Hill, They Stood… che tra pulsazioni ed intrecci melodici costruiti su piano e violino riesce ad essere il manifesto del lavoro. Degna di nota anche la traccia conclusiva Midnight Sun, che nel ruolo di termine del viaggio porta con sé quattro minuti di enigmatica malinconia.

Complessivamente, Handfuls of Night è un buon lavoro, che mostra un’evoluzione nel mondo dei Penguin Cafè ed allo stesso tempo un passo in avanti rispetto al precedente. Qualche perplessità rimane sull’aspetto ancora fin troppo classico del gruppo e dell’album, che, arricchendosi di qualche scelta più avanguardistica potrebbe tirare fuori dei lavori ai livelli dei Penguin Cafè Orchestra. Non ci resta che aspettare.




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