Petrels, il pittore dell’ambient
Un gradito ritorno quello di Oliver Barrett con il suo solo project Petrels. Dopo tre anni di silenzio da Jörð (2016), arriva The Dusk Loom, pubblicato il 31 maggio 2019 dalla tedesca Denovali.
Un album che nasce a cavallo tra la passione per l’elettronica, quella più abrasiva, e il post-rock dei suoi Bleeding Heart Narrative. Il sesto album fa da ponte ai progetti di Barrett, al tal punto da mettere in chiaro il ruolo di Petrels: non più una parentesi da coltivare nelle pause dagli altri impegni, ma la creatura principale di Barrett.
Ci accingiamo così a entrare nell’universo cosmico di Petrels, ad attenderci alle porte c‘è la cavalcata di synth Surface of Last Scattering: la prima traccia parte lenta ma subito ci avvolge in una distesa melodica di droni, quando entra la voce la materia sonora si fa commovente mentre la parte ritmica le dona un connotato tribale e un senso di maestosità.
Brevi suite vengono utilizzate da Barrett per non rendere l’ascolto pesante ed introdurre le lunghe tracce come nel caso di The Hermit King che ha anticipato l’uscita del disco. Una potenza sonora inaudita, il post rock incontra l’ambient senza dimenticare il carattere orchestrale della produzione, ma a sorprendere è la voce di Oliver così intensa e capace di colpire al petto, uno spiraglio di luce tra le sonorità cupe del brano. Una piacevole sorpresa il break beat posto a metà traccia che distrugge l’elettronica e dà modo alla traccia di evolversi fino a diventare una trama complicata di linee di synth che si sovrappongono.
Il caleidoscopio chiamato Halls of Los sfrutta una gamma variopinta e imprevedibile di suoni con la parte ritmica a mettere l’accento sulla traccia. Tell Us invece ritrova la strada dell’elettro-acustica con incursioni tribali e parti languide accentuate dal piano.
Un’eclettica gamma sonora, un lavoro impetuoso e dirompente, dieci tracce vive e spirituali che fanno di The Dusk Loom il lavoro migliore di Petrels fino ad oggi. Con alle spalle cinque album, Barrett giunge finalmente al suo suono definitivo, adottando un approccio evocativo per lo storytelling in cui chiede all’ascoltatore di trarre i propri significati dagli indizi e dai riferimenti che attraversano i suoni e le parole.
Un album che trova ispirazione nella mitologia – sia antica che nuova – nella scrittura di Remedios Varo e William Blake.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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