Le istantanee ambientali di Photo(sphere)
Dopo aver rilasciato Nether | Aether nel 2021 con il progetto Adam Casey & the LiminalChoir, il produttore e compositore di Melbourne (ex The Boy Who Spoke Clouds, Trappist Afterland, Seascapes of the Interior) intraprende una nuova avventura con il moniker Photo(sphere).
Adam Casey s’immerge completamente nell’esplorazione dell’universo ambient nell’omonimo album pubblicato il 28 aprile 2022 dalla giovane etichetta neozelandese East Cape Calling. Otto istantanee con le quali il nostro affronta il passato, impercettibili detriti lasciati dalle forze elementali.
Le tracce sono state composte utilizzando un organo a canne, un pianoforte preparato, mellotron, Juno 6, campanelli, Revox A77 efieldrecording per ottenere un suono nitido e naturale, una musica emozionale in grado di lasciarti senza fiato.
L’album si apre con l’incantevole suono di Relief (the day has ended), una composizione per pianoforte intarsiata dagli archi, insieme creano una trama magica e cristallina, una composizione atmosferica che ricorda le esplorazioni ambientali di Benoît Pioulard.
Gliding Spectres (disintegrate) mescola una produzione minimalista con l’estetica lo-fi creando così una strumentale cinematografica impegnata nell’esplorazione tonale. Le leggere progressioni di piano vengono intervallate con tintinnii e fieldrecording dando forma ad una incantevole architettura sonora.
A seguire The Flower Shakes (the bird is gone) fa un salto nel recente passato di Casey a suon di droni atmosferici, una produzione impeccabile formata da strati sovrapposti che avvolgono l’ascoltatore in onde sonore morbide e fluttuanti. Il cuore del disco è affidato ad un brano solenne e maestoso che mette in luce la profondità poetica della musica di Photo(sphere).
Impression in the Dunes (your dream body once lay) è un impervio sentiero ambient plasmato da archi e oscillatori, nella quale compare per la prima volta una voce modulata mentre in Silver Dust (in midnight water) c’è spazio per bordate di droni e melodie del pianoforte per una traccia che vive di contrasti.
Con Photo(sphere) l’artista australiano elabora così il proprio percorso ambientale tracciando le linee guida per il futuro con un lavoro che omaggia gli spazi sonori di Brian Eno.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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