Phragments: nella solitudine sorgiamo, nella solitudine cadiamo
Quattro anni dopo la pubblicazione del buon All Towers Must Fall, Matej Gyarfas aka Phragments torna con il suo sesto album intitolato Anthems Of Solitude, in uscita il 20 dicembre 2020.
Il disco autoprodotto si compone di quattro tracce altamente atmosferiche che analizzano il concetto di solitudine attraverso trame dark ambient fortemente cupe e desolanti, come se il musicista diBratislava volesse trasmettere una sensazione di vuoto e di inquietudine.
Il primo paesaggio sonoro, Hollow, risuona agghiacciante e introspettivo, un vento gelido, oscuro e affascinante. Un sovrapporsi di droni e field recording formano un sound monolitico carico di riverberotra sussurri manipolati e suoni statici. L’oscurità palpabile di Consequence è frutto delle stratificazioni sonore che s’intensificano diventando più crepuscolari e granulari. I tipici droni abissali e i sintetizzatori analogici sono diventati il marchio di fabbrica per il produttore slovacco.
Plumbee e gelide atmosfere calano su Frontiers Of Hope, la terza traccia viene divorata dai cupi droni che si muovono tra i suoni campionati sui quali esili linee di synth risuonano all’unisono per aggiungere tensione al brano. Un paesaggio desolante e drammatico viene raffigurato dal maestro dell’elettronica apocalittica, perfetto per la fine dei giorni.
All Towers Must Fall si conclude con i toni drammatici di An Ode To Our Times: una struttura astratta che gioca con i vibrati e le oscillazioni per risultare graffiante e avvolgente, una nube letale che ti soffoca lentamente senza che nessuno possa ascoltare il tuo grido di aiuto.
Anthems Of Solitude è un lavoro mai scontato e banale, siamo di fronte a un’altra ottima uscita per Phragments che, attivo dal 2002, ha saputo ritagliarsi nel panorama dark ambient una propria cifra stilistica ben riconoscibile. Una musica radicata nell’ambient più oscuroche si è saputa innovare con l’ausilio di elementi orchestrali.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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