La nazione del suono di Pierre Bastien & Tomaga
Dalla collaborazione tra il compositore francese Pierre Bastien e il duo sperimentale londinese Tomaga (Valentina Magaletti e Tom Relleen) nasce Bandiera Di Carta. L’album, pubblicato il 20 settembre 2019 da Other People, è il risultato del connubio tra jazz e sperimentazione, evocando band del calibro di Sun Ra, Art Ensemble, sconfinando nei paesaggi tonali unici e a volte bizzarri di compositori come Catherine Christer Hennix, Carl Stone o Egisto Macchi.
Otto tracce ricche di ogni sfumatura, nate utilizzando una tavolozza di suoni sconfinati che i tre musicisti, come abili pittori, stendono per ottenere magnifiche sfumature.
Senza è la traccia con la quale si apre Bandiera Di Carta: i suoni meccanici incontrano pennellate atonali dando al primo brano il calore del jazz e il carattere avant.
Con la seconda traccia Pipes of Dunkirk c’è spazio per mostrare un’altra sfumatura del trio, quella tribale e percussiva. Quasi sei minuti di percussioni e synth che si ripetono per tutta la durata del brano come un loop mantrico.
Il punto più alto del disco viene toccato da The Meeting: synth acidi e rumorosi colorano il ritmo sincopato della batteria, un mix di tutte le sfaccettature dei tre, dall’avanguardia al tribalismo senza dimenticare una certa attitudine punk.
Doldrum ci consegna un lato più mistico del trio senza dimenticare la loro propensione ai suoni dissonanti, i synth creano dei contrappunti armonici dando un fascino d’insieme alla produzione.
Bandiera Di Carta è un album in cui affiorano le individualità ma che allo stesso tempo il singolo è ingranaggio di un lavoro collettivo ben oliato che si muove all’unisono.
Un progetto che rasenta la perfezione.
A rafforzare il concept dell’album, ossia il difficile legame tra confini e stati, ci pensa la copertina rappresentata da un’ immagine di una bandiera di un libro bianco, che in effetti è la fotografia della carta della macchina del suono di Bastien installata sul palco del Teatro Carignano di Torino. Questa immagine carica e ambivalente evoca la trascendenza del nazionale, un motivo visivo prescientifico che medita sull’incertezza contemporanea attorno alle nozioni di identità e confini nazionali, ma forse anche una “carta bianca” per gli artisti coinvolti, in cui possono deviare dai confini della loro pratica abituale in territori nuovi e strani.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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