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Clessidra: alla prova del tempo

Gli amanti dell’elettronica made in Italy avranno sicuramente una certa familiarità col progetto Plaster, che propone sin dall’ormai lontano 2008 minimal techno nell’accezione più sperimentale possibile: album dopo album, abbiamo osservato e ascoltato contaminazioni con ambient, IDM, industrial ed echi noise.

Un fattore che, nonostante una buona prolificità fra album ed Ep, ha sempre mantenuto alta la soglia della curiosità, ulteriormente innalzata, non solo per ragioni strettamente sonore, nel nuovo Clessidra, in uscita il 14 dicembre per Textvra. Il progetto, infatti, nasce come duo ma nel 2014 le strade di Gianclaudio Hashem Moniri e Giuseppe Carlini si dividono in seguito all’uscita di quest’ultimo, fino alla reunion nel 2023.

Il nuovo Ep, quindi, segna il ritorno dei Plaster in duo e lo stesso titolo rimanda ad un’inevitabile dimensione temporale che pone l’attenzione proprio sui quasi dieci anni trascorsi dall’ultimo album in coppia. E non è un caso che il pezzo d’apertura, L’ora di vetro, spinga su quei suoni minimali che permeavano la loro prima produzione; è come se i Nostri esplicitassero i recenti avvenimenti senza l’uso di parole ma solo attraverso quell’elettronica che masticano ormai da una vita.

Se l’opening track è un tuffo nel passato, la successiva Clessidra è un salto in un territorio inedito, con i cori di Valeria Svizzeri ad iniziare un’avventura dal sapore Orbital ma in chiave più acida. Sospesi si piazza a metà fra echi di scuola berlinese e progressive electronic, mentre la conclusiva La chiave del silenzio parte come un asettico brano IDM per poi assumere forma e vita con il passare dei minuti.

I quattro brani di Clessidra sono a tutti gli effetti una riflessione sul tempo ben riuscita, evitando di scendere nei clichè del caso e focalizzandosi invece su una rappresentazione sonora di ciò che i Plaster sono stati e di cosa potranno essere in futuro. Una sorta di eterogeneità musicale permea l’intero disco, tradendo a tratti  poca compattezza, ma allo stesso tempo risulta essere il modo più corretto per raccontare una storia destinata a continuare.



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