Il prog noir dei Poil invade il campo della sperimentazione più invasata
Due occhi iniettati di rosso o forse due cellule, su uno sfondo blu jeans attorniato da un prato essiccato. Particolare e risoluto il nuovo disco dei folli Poil, Susè il quarto dei loro lavori e si compone di cinque prog-speed tracks.
Un affilato slap di basso, chorus quasi ecclesiali e sonorità celestiali. Una sorta di incontro tra diabolico ed angelico, in un’eterna lotta per tentare la sopraffazione prima dell’uno poi dell’altro lato della stessa medaglia.
Ad un primo ascolto i Poil sembrano sul serio folli, quasi senza meta ed obiettivi. Solo dopo qualche ripetuto ascolto si può tentare una ricostruzione dettata da una riflessione più acuta: sono folli, decisamente ma anche con un tocco di genialità latente.
Tanti sono i palleggi tra i vari strumenti, tra cui tastiera, batteria e basso, in uno scontro-incontro anche di ghirigori e virtuosismi.
Probabilmente non tutti potranno comprendere il gioco musicale in atto, c’è da dirlo, soprattutto per le parti ‘recitate’ in occitano. La rappresentazione in atto è psicologica e mentale, un abbraccio dei sensi, lasciando a casa il faro della ragione.
Rivedo molto di math e di affine, seppur con una buona dose progressive dedita alla sperimentazione più assoluta, senza vincoli e confini, e senza aver paura di mostrare latenze musicali pedanti.
Campionature scientifiche e arpeggi da uroboros racchiudono una sonorità non usufruibile nel mercato, probabilmente un po’ di nicchia, ma che arricchisce una scena underground che ha necessità di pazzie estemporanee.
Sicuramente Sus non è il disco del secolo, ma ha una ragionevolezza che mi verrebbe da sposare a meno: fare musica è anche non capirsi, è espressione di un dentro che non deve coincidere col fuori, è, essenzialmente, far fuoriuscire una crisi interiore per crearne altre.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
[gs-fb-comments]
Commenti recenti