And the Bird Said: Cut Me Open and Sing Me, il secondo album di Prairie. Musica per il confronto con se stessi, con la propria anima
And the Bird Said: Cut Me Open and Sing Me, così si chiama il secondo album di Prairie, progetto del polistrumentista e produttore Marc Jacobs composto nel suo studio Les Lacs e sulle montagne delle Cévennes francesi. Molto conosciuto per essere stato in tour con Apparat, il suo stile musicale si muove tra l’ambient e l’elettronica, dando priorità all’importanza dell’atmosfera e al sound.
La sua musica nasce in primis dall’ispirazione naturale o meccanica che proviene dalla quotidianità che gli sta intorno, dai suoni che caratterizzano la sua vita divisa tra natura e città. Questi suoni, una volta interiorizzati vengono lavorati e rielaborati utilizzando varie tecniche di registrazione, apparecchiature analogiche, pedali per chitarra, sintetizzatori, amplificatori e voci umane. In questo modo And the Bird Said: Cut Me Open and Sing Me si presenta come una fontana di strati sonori che si fondono con manipolazioni sintetiche e infuse di rumore, crescendo drammatici e sottili registrazioni sul campo.
Prairie si concentra su melodie, a volte ben definite che si ricollegano alle sue influenze musicali, ai suoni del passato, ad un pop decostruito, amorevolmente imperfetto, a volte nascoste. Ogni traccia inizia con un suono naturale, il verso di un uccello, sussurrato, deciso, che dà il via alla musica: una musica che sembra fare da requiem al nostro mondo, una musica cupa, oscura, che vede pochi momenti di luce, che si fonda su note gravi in minore, che gioca di riverberi, echo, ed archi.
In questo disco, ma in generale nel suo lavoro, Prairie mostra la propria capacità e la propria bravura tanto con le chitarre che con i sintetizzatori e le tecnologie moderne. Riesce così a creare sound cinematografico, che colpisce forte come un martello sull’incudine, con asprezza e che si rifinisce ascolto dopo ascolto.
Per questo motivo And the Bird Said: Cut Me Open and Sing Me non è affatto materiale da club, ma musica per il confronto con se stessi, con la propria anima: una colonna sonora col potere di approfondire l’io dell’ascoltatore portandolo a rivelazioni sconvolgenti. C’è bisogno di un ascolto attento per apprezzare l’opera in ogni sua parte, ma soprattutto c’è bisogno di tempo, ogni nota va assaporata lentamente per quanto possa risultare amara o stridula, ogni cosa, nelle composizioni artistiche di Praire è messa al posto giusto per un motivo preciso.
Sergio Mario Ottaiano, classe ’93, Dottore in Lettere Moderne alla Facoltà di Lettere e Filosofia Federico II di Napoli. Musicista, giornalista, scrittore, Social Media Manager, Digital PR e Copywriter. Presidente del giornale Terre di Campania. Proprietario di Arcanum Fumetteria. Collabora per Music Coast To Coast, Fumettologica, BeQuietNight e MusicRaiser. Ha pubblicato svariati racconti e poesie in diverse antologie; pubblica con Genesi Editrice il romanzo dal titolo “Un’Ucronìa” Il 1/4/2014; pubblica con Rudis Edizione il saggio dal titolo “Che lingua parla il comics?” il 23/1/17.
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