Progetto Panico: mai giudicare un disco dalla copertina
A parte la orripilante copertina (ma d’altro canto ogni artista o gruppo è libero di scegliere per la propria opera in musica la copertina che più gli aggrada) il disco dei Progetto Panico, Universo N.6 (uscito il 7 dicembre per Phonarchia dischi e Dreamingorilla Record), ci è parso un album di buon spessore.
Enrico Carletti (chitarra e voce), Luca Benedetti (basso), Leonardo Mariani (batteria) e Francesco Marcolini (chitarra), costituiscono appunto i PP, band nata a Spoleto nel 2010 che pur ricalcando stilemi pop e rock già abbondantemente noti riesce a distinguersi per la sua impronta discretamente personale.
In Universo N.6, in particolare, il gruppo appare orientato verso un rock energico e primordiale almeno in parte. Nove brani per complessivi trenta minuti circa di musica da ascoltare con attenzione, anche perché i testi, tutti in italiano, affondano spesso nelle cose di tutti i giorni, in una quotidianità opprimente che appare non di rado difficile da affrontare.
Caos Dance, Quando ero piccolo, Spermatozoi, Cattiva Matilde insieme a tutti gli altri sono pezzi che rappresentano pienamente lo stile odierno dei Progetto Panico: ironico, se stiamo alle parole delle varie canzoni, potentemente rock per certi versi (ma il punk – i PP vengono definiti gruppo pop – punk – almeno in quest’ultima fatica discografica risulta “corretto” da suoni più “morbidi”), cantautorale e più riflessivo (ma pur sempre beffardo e pungente) per altri aspetti.
A proposito dello stile abbracciato dal gruppo, peraltro, alla richiesta di definire la propria musica gli stessi umbri rispondono che “Si potrebbe scomodare il crossover, ma poi qualche purista del genere ci rimane male. Comunque in 3 aggettivi direi: variopinta, malinconica, libera.” La buona produzione artistica dell’album è di Alessandro Fiori, multistrumentista e “inventore di suoni”.
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