Lo stupore della semplicità
Arriva il seguito di Far islands and Near Places (2016) per Quentin Sirjacq al suo quarto disco in collaborazione con l’etichetta giapponese Schole.
L’Lp è stato pubblicato il 22 febbraio 2019, otto nuove tracce dal tocco orchestrale ed elettronico per il pianista, compositore e polistrumentista parigino.
Companion è un lavoro in crescendo, sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista delle tracce che si rivelano dei singoli viaggi, dove finisce una inizia l’altra.
Le strumentali si muovono lentamente attraverso un mix di influenze che vanno dal Gamelan alla poliritmia africana, dalla neoclassica al free jazz, passando per la musica elettronica e la musica da film.
L’album parte con Variations, è subito un vortice di suoni ed emozioni. Armonie seducenti giocano con elementi elettronici, il piano disegna la rotta da seguire mentre gli viene dietro la marimba, quasi ad emularlo. Interessante il crescendo della traccia che col passare dei minuti diventa frizzante.
Will you be there è calda, avvolgente, una carezza che non ti aspetti. Quella malinconia tipica del neoclassicismo che si manifesta con note sospese e stratificate e che ti fa restare in silenzio davanti a tanta eleganza e leggiadria.
Sulla stessa scia si muove la title track, Sirjacq inserisce un fischiettio all’inizio della traccia che si intreccia col pianoforte. Qui aleggia lo spirito di Olafur Arnalds e di tutte quelle sonorità tipiche del Nord Europa che riecheggiano nelle suite neoclassiche.
Nonostante la lunghezza delle tracce non proprio breve, si arriva alla conclusione senza accorgersene. Choral si arricchisce della parte ritmica che le dona un tocco jazz. Forse la traccia più ostica di tutto l’album proprio per la presenza di una complessa parte di batteria, non di certo una strumentale accessibile a tutti ma che richiede più ascolti. Nonostante ciò il brano fin da subito manifesta una grande eleganza e una ricercata armonia.
Quentin Sirjacq tira fuori il coniglio dal cilindro, un album superlativo che saprà emozionare e stupire tanta gente.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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