Un piacevole incontro tra Ranter’s bay & Pablo Orza
Heimarmene (ειμαρμενη) non è solo l’antico termine col quale s’indicava il fato, il destino ma è anche il nuovo album firmato da Ranter’s bay e Pablo Orza. Il disco, pubblicato il 27 marzo 2020 da Kaczynski Editions – Pulsioni Oblique, descrive dettagliatamente un atto performativo.
“Ciò che deve accadere, accade” nelle sette tracce di Heimarmene. “Se qualcosa accade o lo fa in quel particolare modo, è perché non poteva non accadere e non poteva non farlo in quel modo” è così che si può spiegare l’incontro tra due musicisti e la genesi di un album di avant-impro come questa nuova release.
Ritagli elettroacustici, voci, batterie, riverberi, chitarre, forchette, spazzole, megafoni, cacciaviti, qualunque oggetto può diventare uno strumento per fare musica e lo sanno bene Niet F-n (colui che si cela dietro il moniker di Ranter’s bay) e il chitarrista galiziano Orza che utilizzano tutto ciò per dar vita ad un album suddiviso in sette parti, ma che può essere inteso come un unicum nel quale trovarsi ad ascoltare musica aspra, cruda ed essenziale.
In Arconte 1 i due costruiscono la parte ritmica con cacciaviti, colpi sordi di batteria, note sospese di piano mentre i feedback e i field recording colorano il primo passaggio di questo disco. Nella parte centrale dell’album i due musicisti giocano con l’uso delle pause: stridori, tensioni elettriche, note generate pizzicando le corde dipingono uno scenario disadorno.
Con Arconte 7 i due chiudono il cerchio con una caotica traccia noise dove voce, chitarra e cigolii sono quanto di più ostico possiate ascoltare tra le sette tracce del disco, un finale non adatto a chi ama cose più regolari.
Non è dato sapere se sia stato il fato a far incontrare Ranter’s bay con Pablo Orza, di sicuro Heimarmene è un lavoro che non lascia nulla al caso, una forte attitudine narrativa e una padronanza delle dinamiche ne fanno un album ben riuscito.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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