Dio Drone, Dornwald Records, Elli Records: produzioni dal basso e networking
Dio Drone Dio Drone è la creatura demoniaca di Naresh Ran. L’etichetta indipendente nata a Firenze è il riparo e il ritrovo sicuro per suoni e arti oscure. Dedita alla diffusione e alla promozione di realtà estreme e underground all’insegna della ricerca sonora e della sperimentazione, la label ha pubblicato nel corso degli anni band come OVO, Nudist ed Hate&Merda ma anche progetti solisti come Julinko, R.Y.F. e Vespertina, solo per citarne alcuni. Ogni progetto pubblicato dall’etichetta toscana è accomunato da un sound oscuro e potente ma soprattutto da un rapporto di stima e amicizia con Naresh Ran, formando così una sorta di collettivo che si muove silenziosa nel sottosuolo del panorama italiano.
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Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale. Sono cresciuto seguendo le gesta di etichette estremamente importanti per la scena musicale planetaria. Realtà che oltre a fornire la colonna sonora perfetta per i miei turbamenti adolescenziali hanno contribuito a formare in modo decisivo la mia visione del mondo sonoro, insegnandomi che ‘fare musica’ non riguarda soltanto chi suona uno strumento ma coinvolge tutta una serie di realtà collaterali fondamentali. Diffido di chi tiene in considerazione soltanto il proprio percorso personale. Credo nel fare rete, nel più semplice significato della parola ’supporto’, e nel vedere la cosiddetta ‘scena’ musicale come una collettività che dovrebbe sempre spalleggiarsi. In questo senso l’idea di creare Dio Drone è stata spinta non tanto dal voler ‘vendere dischi’, ma più dalla voglia di mettere insieme artisti che stimo per condividere quel qualcosa che ci accomuna e renderlo più speciale, concreto e tangibile. Nove anni fa lavoravo al Rullante Club di Firenze, uno spazio che come tanti ora non esiste più, ma che per me e molti altri musicisti locals è stato come una seconda casa, e che ha visto Dio Drone muovere i primissimi passi. E’ una frase che ripeto spesso come un mantra ma rende l’idea. Dio Drone è il mio umile tentativo di restituire al mondo musicale qualcosa di ciò che mi ha dato.
Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare. Negli anni, ormai quasi 9, ho raccontato diverse storie in proposito, e tanti significati nascosti tra le righe si sono formati da soli. A volte semplicemente sono i nomi che ti scelgono. Fui bannato da un blog per aver scritto ‘che il Dio Drone ce la mandi buona’, e mi fu immediatamente chiaro che questa espressione era come uno spartiacque che divideva chi ‘capiva’ da chi no. Accadde pochissime settimane prima che la label venisse battezzata, e non persi tempo a cercare un altro nome. Ma è buffo, perché ho sempre pensato che non ci fosse nulla di più sacro e mistico del fare musica, e niente di più avvolgente di un mantra senza fine, che poi è come mi piace immaginare il cosmo.
Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché. Difficile sceglierne uno. Le uscite sono quasi 90 e ognuna di esse ha una storia a sé. Ci sono dischi che mi piacciono particolarmente, e altri che reputo importanti per il legame umano che c’è dietro. La componente umana è sempre fondamentale, e gli unici due album di cui mi pento sono infatti connessi più alla delusione personale con le persone coinvolte. Ma per fortuna sono stati casi davvero rarissimi. Ci sono dischi che hanno segnato la storia dell’etichetta in modo decisivo, inutile negarlo. Creatura degli OvO ha contribuito molto alla credibilità della label, permettendole di essere presa più sul serio nel panorama underground internazionale. La Magia Raccontata Da Una Macchina, libro audio marchiato Uochi Toki, è stata una di quelle uscite magiche di nome e di fatto che avevo davvero sognato di poter fare un giorno. Ma anche i dischi degli amici Nudist, Bad Girl, Petrolio, Lute, Lorø, Demikhov. Persone che ho sempre stimato e che sono finiti per diventare i miei amici e collaboratori più stretti. Sono molto affezionato anche ai mixtapes di natale, una ricorrenza che non ho mai abbandonato. Se proprio devo sceglierne uno e uno soltanto opterò per L’Anno Dell’Odio degli Hate & Merda, di fatto il primo LP che ho prodotto.
Un artista che ti piacerebbe produrre. Uno solo? Masami Akita, che tra l’altro somiglia moltissimo a mia madre.
In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico?
Quando scegli di fondare un’etichetta, chiamarla Dio Drone, e di produrre dischi a loro modo estremi, non lo fai pensando al ritorno economico. Mi ritengo fortunato perché il bilancio dell’etichetta è più o meno sempre stato in pari, cosa che considero un incredibile successo. Ma di fatto Dio Drone è il mio investimento, e le uscite seguono le mie possibilità dal momento. Sono uno di quei romantici che ancora ragiona con lo stomaco. Ho sempre creduto nel supporto fisico. Un disco – che sia LP, tape o CD – di fatto per me è un’opera d’arte tanto quanto un quadro o una scultura, che sopravviverà a chi l’ha realizzato. Rispetto chi opta per il digitale, è comunque un mezzo di diffusione e comunicazione rapido e a costo zero (non a caso, salvo rarissime eccezioni, tutti i dischi diodronici sono disponibili in free download), ma nei limiti del mio fondo cassa ho sempre preferito scegliere il formato fisico. Ora più che mai.
Progetti per il futuro. Dio Drone non si è mai fermata, a dispetto di questi due anni discutibili. Ho tenuto fede alle uscite che avevo in programma e si profila già un inverno di sorprese interessanti. Ma confesso che ciò che davvero vorrei è poter organizzare un nuovo Dio Drone Festival come si deve, senza menate o restrizioni. Come ho detto, sono uno di quei romantici del cazzo. |
Facebook – Bandcamp |
Dornwald Records Fondata da Lorenzo Nobili nel 2017, Dornwald Records è un’etichetta discografica indipendente con sede ad Ascoli Piceno, focalizzata sulla produzione di musica sperimentale e underground. Atmosfere industriali e oscure, suoni insoliti e inquietanti che vanno dal dark ambient all’elettronica passando per il noise e la drone music, la label punta sui progetti dai suoni ricercati, fuori dal tempo e dallo spazio. Nei suoi quattro anni di vita, l’etichetta ha prodotto Gabriele Gasparotti, Demetrio Cecchitelli, Cernichov, eumourner, The Joy of Nature, Nostalgic Agony e Dark Awake.
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Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale. Bhé, la Dornwald nasce nel 2017 in un periodo dove stavo seminando ciò che avevo raccolto negli anni precedenti, vale a dire parecchi contatti con realtà musicali prettamente italiane (ma anche estere) delle quali mi occupavo di recensire le uscite su diverse webzine con le quali collaboravo. Cito alcune “palestre” che hanno affinato le mie conoscenze sonore e lo stile di scrittura come la defunta Sounds Behind The Corner, Rosa Selvaggia, Darkroom, Sentireascoltare, anche il Tritacarne di Marco Valenti (TotenSchwan Records) ed altre minori dove andavo e venivo in continuazione. All’epoca avevo moltissimo tempo libero da dedicare all’ascolto e alla scrittura, ero nel pieno della mia passione musicale e l’idea di una label riaffiorava ogni tanto prepotentemente, soprattutto l’idea di un’etichetta che desse voce a realtà di nicchia e poco conosciute come quelle delle quali scrivevo ogni giorno. L’occasione arrivò tramite Sol Mutti (T.S.I.D.M.Z.) e tutta la compagine della scena cosiddetta “post-industriale” italiana del periodo (vedi Giovanni Leonardi, Gabriele Fagnani, Valerio Orlandini, Marco De Marco ecc.): mi ero occupato spesso dei lavori di questi artisti e mi pare di ricordare che in quel periodo avevo cominciato ad esprimere l’intenzione di aprire una sorta di “netlabel” cercando consigli su Facebook tramite post sul mio profilo. Sono stato dunque intercettato per fare da “collante” in un progetto al quale stavano lavorando e che vedeva coinvolti progetti italiani e russi da riunire in una compilation celebrativa per l’aiuto dato proprio dalla Russia agli italiani colpiti dal tremendo terremoto di Messina del 1908. Dei nomi russi posso vantarmi di aver prodotto dei primigeni Nytt Land ad esempio (oggi stra-conosciuti tra gli appassionati di sonorità folk ritualistiche) o i Moon Far Away o Kratong, tutti gruppi che all’epoca davvero bazzicavo tantissimo e che non mi sembrava vero di avere su di un’uscita prodotta da me. Insomma, per farla breve, mettemmo assieme questa compilation (io non avevo un soldo all’epoca ma spesi tutte le mie energie e risparmi per questo primo progetto, ci tenevo troppo ad avviare qualcosa che speravo poi sarebbe rimasto come side-project della mia vita, la mia vera vocazione rispetto alla facciata di normale vita quotidiana), produssi ben 250 copie del CD (come dire, partiamo con il botto dai) ed il resto è storia. Ovviamente sono quasi tutte ancora lì, cosa pensavo non lo so ma chi compra da una label appena nata? Da allora sono passati 4 anni e ci sono stati tanti cambiamenti, ma ricordo ancora con piacere l’appoggio e l’incoraggiamento a non mollare che tutti i protagonisti della compilation mi diedero all’epoca, anche in nome di un’”amicizia di penna” imbastita sulle mie recensioni dei loro lavori.
Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare. Questa è una bella domanda che mi permette anche di darti un quadro dell’evoluzione delle sonorità proposte con l’etichetta. Se guardi alle mie prime produzioni (vedi Messina 1908, Dark Awake, lo stesso NostalgicAgony o in tempi più recenti anche eumourner) noterai che sono legate a suoni prettamente d’impatto, tra l’industrial, il dark ambient o addirittura il raw black. Questo perché la Dornwald nasce proprio in un periodo durante il quale ero totalmente assuefatto da questo tipo di sonorità, e l’idea iniziale era proprio quella di seguire un percorso delineato da proposte similari (addirittura c’era l’intenzione di aprire una sub-label dedicata esclusivamente al metal). Col tempo però i miei gusti sono cambiati, affinati oserei dire, e quindi ho cominciato a portare la Dornwald verso lidi più astratti, dando voce a progetti di ambient rarefatto o sperimentalismo ricercato, dove è il suono nella sua pura essenza che dialoga con l’ascoltatore in simbiosi. Non c’è più ormai quell’aura “rabbiosa” degli esordi (che comunque non rinnego e che abbraccio come parte di me e dell’etichetta), ma rimane il nome che gli dedicai, Dornwald, cioè “foresta di spine” in Tedesco. Da quell’intrico di spine primigenio siamo oramai usciti, ma fortunatamente il nome veste perfettamente anche la nuova identità corrente dell’etichetta. Tra l’altro il logo – che ha creato la sorella della mia ragazza – è una vera chicca: c’è la D di Dornwald che è un vinile che si ascolta con un braccio del giradischi fatto di spine. Non lo cambierei per niente al mondo. Si, rimane quel font gotico un po’ dungeon synth, ma si può sempre pensare ad un restyling.
Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché. Questa è dura, ma mi concentrerei su due principalmente. Il primo è UntilOnly The Mountain Remains di The Joy Of Nature, per il semplice fatto che ho sempre ammirato il progetto ed ebbi l’occasione di produrlo proponendomi direttamente all’artista che cercava una label per il nuovo album. Quando mi disse di si ero contentissimo, e soprattutto ero entusiasta del fatto che questo nuovo album si discostasse un po’ dai precedenti essendo più intimo ed astratto, una sorta di rituale di passaggio per l’etichetta a sonorità più effimere in coppia col precedente album di Gasparotti. È stato anche l’”album della pandemia” perché uscì in pieno Lockdown (Marzo 2020) quindi fu salvifico anche come ascolto rilassante per quel periodo incerto. Davvero un’uscita della quale sono molto contento. Il secondo è sicuramente Dwell di Demetrio Cecchitelli, non solo perché dimostra marcatamente quanto la Dornwald si sia evoluta e dove vuole continuare ad andare, ma anche perché è stata la mia prima uscita su Tape, un formato meraviglioso sul quale avevo sempre desiderato stampare.
Un artista che ti piacerebbe produrre. Ce ne sono parecchi. Direi Floex (Thomas Dvorak) perché sono un vero fanboy della sua ambientronica unica ed inimitabile. Sulla falsariga di Floex ti citerei anche Obfusc, Hidden Orchestra, From The Mouth Of The Sune sicuramente qualche artista ambient come Poemme, Hilyard, Nhor, Aidan Baker, anche Vision Eternel (che ho avuto il piacere di ospitare nella compilation Forest of Thorns), il cantautorato di David Colohan che adoro o perché no, spingermi verso il field recordings puro à la Chris Watson. Non escluderei nemmeno la floridissima scena sperimentale italiana con nomi come Favaron, Ciullini, Deison, Becuzzi e potrei continuare all’infinito. Qui ci sono nomi noti, ma ti confesso che ci sono certe primizie ancora in fase di gestazione che non vedo l’ora di farvi sentire, sia su territorio italiano che estero.
In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico? Personalmente sono un grande fan del formato fisico e appena posso compro tutti quegli album per me seminali principalmente in formato tape o vinile (il CD lo sto piano piano abbandonando come supporto) sia vecchi che nuovi. Per me il formato fisico è una nicchia che non morirà mai, perché ci saranno sempre gli ascoltatori più esigenti che vogliono un accompagnamento tattile e visivo al suono, quindi quando esco con qualcosa cerco sempre di accompagnarla ad un supporto fisico (le uniche uscite che ho fatto solo digitali le ho fatte per mancanza di fondi sostanzialmente). Non nego però che la fruizione maggiore avvenga su dispositivi digitali, quindi è sempre d’obbligo un caricamento su Bandcamp o sulle maggiori piattaforme di streaming come Spotify ecc. anche solo per avere un po’ più di risonanza. Secondo me, il solo digitale manca di anima, è un ascolto sì valido ma con quel non so che di effimero. Ascoltare un album nel proprio impianto, immergersi nell’artwork, nelle note di copertina, nei ringraziamenti costa si qualche soldo all’ascoltatore, ma in qualche modo ripaga chi come artista ha partorito l’opera e chi come etichetta ha investito tempo e soldi nel rendere concreta un’idea presente inizialmente solo su scambi epistolari tra produttore e musicista. Per me, se compri una versione fisica stai dando un supporto concreto alle persone che stanno dietro all’album, ed è un ringraziamento molto bello e raro. In sostanza, anche se non c’è un vero guadagno (ma non lo faccio per questo), continuerò sempre a puntare sul fisico perché fondamentalmente questo è quello che vogliono gli artisti, qualcuno che sia disposto ad investire su di loro concretamente e non essere dissipati nell’aere su qualche cloud assieme a miliardi di altri brani.
Progetti per il futuro. Ce ne sono alcuni che spero di concretizzare in autunno, primo fra tutti un Podcast legato alla Label che caricherò su Mixcloud e sostanzialmente legato a monografie di artisti che ammiro o (cosa alla quale punto di più) all’ascolto di proposte che ricevo per la label, per coinvolgere di più il pubblico dell’etichetta. In secondo luogo ho due uscite in pentola molto valide che se tutto va bene dovrebbero vedere la luce nei prossimi mesi. Purtroppo resta sempre il fattore tempo che non è mai dalla mia, avendo un lavoro che mi toglie la maggior parte del tempo che potrei dedicare all’etichetta (non che mi lamenti, visto il lusso di avere un lavoro al giorno d’oggi). Questo causa una comunicazione saltuaria sia con gli artisti che sulle mie pagine social, ma se parto con un progetto lo porto sempre a compimento, a costo di passarci le notti. Alla Dornwald auguro di restare sempre in piedi, visto che già ha passato un periodo di “stasi criogenica” quando proprio non me la passavo bene per niente economicamente, e che continui a sorprendere i suoi sostenitori ed anche me stesso, perché no. |
Elli Records Fondata nel 2014 da Alessio Santini ed Emanuele Battisti, compositori italiani da molti anni residenti in Francia, Elli Records è un’etichetta di musica sperimentale volta a pubblicare e promuovere musica elettroacustica, concreta e sperimentale, sia composta che improvvisata, caratterizzata dall’interazione tra uomo e macchina, oltrepassando il concetto di genere musicale. Hanno pubblicato per Elli Records Julien Bayle, Emanuele Battisti, Angelo Bello, Sabina Covarrubias, Kevin Gironnay,HAND, JesterN, Otso Lähdeoja, Ben Peers, Hadas Pe’ery, Alessio Santini, Daniele Sciolla, Stahlstuhl, Unmapped, Giona Vinti e Deborah Walker.
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Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale. Elli è nata nel 2014 per volontà mia e di Alessio Santini, a cui oltre ad una salda amicizia mi lega la passione per la tecnologia (software e hardware) messa al servizio di un progetto artistico. Human + Computer Music è il nostro motto, ovvero una musica fatta col computer (e altre macchine) ma pur sempre “umana”, espressiva e carica di portata emotiva. La nostra idea è stata di creare un’etichetta discografica che avesse un approccio sperimentale, che fosse artisticamente indipendente e capace di durare nel lungo periodo. Diciamo che 7 anni dopo questi presupposti rimangono validi, e il giro di boa dei 10 anni sembra a portata di mano. Non sono molte le etichette di questa natura, prive di supporto finanziario pubblico o privato, a resistere alle ovvie difficoltà finanziarie e organizzative. Noi di difficoltà ne abbiamo avuto parecchie, ma la coerenza e determinazione ci stanno premiando visto che il roster d’artisti è ormai importante, e che il progetto evolve con sempre più ambizione. La cosa più bella poi è che il legame con gli artisti non è per nulla “verticale”, più che un roster si tratta infatti di un collettivo di persone accomunate dalla condivisione di valori artistici e etici forti.
Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare. E’ Alessio ad aver proposto il nome “Elli”, per il suo suono liquido e anche per l’assonanza con “elettronico”, “elettroacustico”, e “improvvisazione”. In effetti, i nostri inizi corrispondono con alcuni album di natura improvvisativa basati su performance di strumenti + live electronics. Poi dal 2016 abbiamo sempre più aperto il nostro catalogo a forme concepite e composte in studio. E’ interessante notare che in questa fase stiamo progettando una serie di uscite di musiche concepite a partire dal trattamente elettronico dal vivo: si tratta in qualche modo di un ritorno alle nostre origini, a cui siamo molto legati.
Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché Questa è una domanda a cui è impossibile rispondere! Considero il catalogo attuale (33 uscite) non come un aggregato di uscite singole ma piuttosto come un unico insieme coerente e dotato di una sua forza intrinseca : in questo caso, il tutto è più della somma delle parti… Probabilmente, da un punto di vista affettivo, il momento dell’attività di Elli a cui sono emotivamente più legato è la serie di 16 uscite “In the room”, vera e propria maratona di release tra aprile e giugno 2020, in piena fase di lockdown per il Covid. In effetti, quella crisi ha coinciso con la rinascita del progetto Elli, che nel 2019 aveva vissuto un periodo di grande difficoltà, fino a farci riflettere se valesse veramente la pena insistere. E’ stata la risposta entusiasta di tutti gli artisti Elli, a cui avevamo chiesto se volessero contribuire a questa folle idea di serie digitale sul tema del confinamento, a darci la forza di andare avanti. Ho poi un legame fortissimo con tutti gli album di cui ho seguito personalmente il mastering e talvolta anche il mix. Nella grande diversità di approcci creativi presenti, il “suono Elli” è in qualche modo riconoscibile, e credo questo sia un aspetto molto importante per una label.
Un artista che ti piacerebbe produrre Vi è un artista che Alessio ed io volevamo a tutti i costi produrre da ormai 4 anni : ebbene, l’anno prossimo uscirà un suo album con noi. Preferisco, non per snobismo ma per una forma di scaramanzia, non rivelare il suo nome. Si tratta comunque di uno dei pionieri della musica elettronica sperimentale creata al computer, che con la sua musica e i suoi libri ha influenzato fior di musicisti elettronici di primo livello. Assieme ai grandi nomi della musica sperimentale, è poi per noi essenziale continuare ad aprire il progetto ad artisti che magari non hanno al momento avuto un riscontro commerciale, ma in cui riconosciamo una qualità musicale e una vicinanza estetica col progetto Elli. A dire il vero, continuo a ricevere demo e gli ultimi artisti prodotti hanno tutti fatto loro stessi il primo passo… Il vantaggio di essere riconoscibili – e in qualche modo riconosciuti per quello che si fa – è che si può, nel piccolo, diventare un polo di attrazione per progetti che si riconoscono nella nostra estetica.
Ci tengo a precisare una cosa : poco importa la celebrità dell’artista in questione, l’elemento umano è e resta imprescindibile. Non ho alcuna voglia di perdere tempo con artisti il cui ego sia smisurato. Ci è capitato ahimè di avere a che fare con qualche prima donna, per fortuna si è potuto chiudere il rapporto prima di cominciarlo…
In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico? Le due opzioni sono in qualche modo complementari. A dire il vero il ritorno economico non è garantito nemmeno dal formato digitale, però è chiaro che una pubblicazione 100% digitale presenta meno rischi. Un’edizione limitata come quelle che abbiamo fatto per le recenti uscite di HAND e di Ben Peers è un ottimo compromesso. Si limitano i rischi a monte, senza per questo accettare di finire nel calderone di netlabel che, proprio perché hanno poco da rischiare, tendono nella maggior parte dei casi ad appiattirsi anche sul piano della proposta qualitativa.
Progetti per il futuro. Molti, a dire il vero forse troppi, visto che la gestione dell’etichetta è ancora interamente a carico delle stesse due persone che fondarono il progetto 7 anni fa ! Quest’anno è cominciata una serie di uscite audiovisive con i bellissimi FRGMENTS di Julien Bayle e INSPIRALS di JesterN (aka Alberto Novello). Sicuramente uno degli obiettivi è di continuare in questa direzione, se possibile aprendo ad altre forme artistiche. Vi saranno di sicuro delle serie tematiche, per le quali stiamo lavorando a delle collaborazioni d’eccezione. Vi è poi nel cassetto da un paio di anni un progetto sulla poesia sonora, che spero di poter lanciare presto. E’ tempo che questa etichetta, pur rimanendo fieramente indipendente, si affermi su una scala più alta : direi che dopo tutto il lavoro e la lunga gavetta di questi anni, noi e i nostri artisti lo meriteremmo ampiamente! (Emanuele Battisti) |
Appuntamento al prossimo numero di Rapide!
Contaminati.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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