Esplorando nuovi orizzonti: I Dischi del Minollo e Luminance Records
In questa edizione speciale di Rapide, ci immergiamo nel mondo della musica indipendente attraverso due interviste esclusive con etichette che stanno ridefinendo il paesaggio sonoro contemporaneo.
I Dischi del Minollo e Luminance Records, entrambe etichette uniche nel loro genere, condividono con noi la loro visione, le loro esperienze e i loro progetti futuri. Un viaggio attraverso sonorità diverse e innovazione artistica, dove l’amore per la musica e la passione per la creatività si intrecciano per dar vita a realtà uniche nel panorama musicale.
Buona lettura!
I Dischi Del Minollo Etichetta nata per produrre, promuovere e diffondere le opere di quegli artisti che saranno in grado di farti “innamorare” del loro suono. Per cui non è una label di “genere” ma è aperta a 360° spaziando da una sonorità all’altra senza limiti di alcun tipo. |
Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale. I Dischi del Minollo nasce nel 2007 dall’esigenza di essere parte attiva nel panorama della musica indipendente italiana. Non potendolo fare da musicista, vista la totale mancanza di attitudine nel padroneggiare l’uso di uno strumento, ed avendo già in passato scritto per fanzine, organizzato concerti e tenuto distribuzioni, ho pensato che il naturale e definitivo upgrade sarebbe stato, appunto, creare un’etichetta discografica Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare. Il nome è un chiaro omaggio a Massimo Troisi. Sono napoletano, classe ’69 e come tanti della mia generazione sono cresciuto con le sue battute, i suoi sketch con La Smorfia. É proprio da uno di questi sketch esce fuori il nome del Minollo. Massimo, pur di imbarcarsi sull’arca di Noè, s’inventa questo animale immaginario. Mi piaceva pensare a quei tempi, nel 2007, quasi vent’anni fa, che I Dischi del Minollo potessero essere una novità nel mercato discografico indipendente, qualcosa che fino ad allora non esisteva, appunto come il Minollo. Non so se ci sono riuscito, certo che oggi nel 2023 a parlare di mercato discografico indipendente si sfiora il ridicolo. Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché. Questa è la domanda che non andrebbe mai fatta. Con oltre 80 dischi in catalogo è difficile dare una risposta sincera. Sono tutti importanti, tutti figlioli che ho amato ed amerò. Però se proprio devo citare un nome, che non significa che sia preferito rispetto ad altri, allora direi Greenhouse Effect. Numero 3 di catalogo, ai tempi di myspace, band bolognese troppo presto dissolta nel nulla. Il ricordo che ho di loro è quello relativo al tour organizzato nell’Est Europa, con le date che si allinearono quasi magicamente uno dietro l’altra e con i consensi sul loro disco che ricevevo da altri addetti ai lavori, in tempi ancora in cui funzionava il passa parola. Tutte cose che mi fecero capire che la strada intercorsa e sperata era quella giusta. Un artista che ti piacerebbe produrre. Senza andare a scomodare nomi stranieri direi Massimo Volume e Paolo Benvegnù. In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico? É evidente che oggi il formato digitale è indispensabile ma è altrettanto evidente che, per un’etichetta, avere un approdo al mercato fisico sia altrettanto indispensabile per giustificare la sua presenza come operatore del mercato musicale. Pertanto, quando non ci saranno più artisti che vorranno stampare il formato fisico sarà il momento di chiudere i battenti. Oggi Audioglobe permette ancora a realtà come la mia di avere un canale distributivo a livello nazionale, ma è evidente che i numeri in termini economici siano prossimi allo zero. Progetti per il futuro. Continuare a produrre 5/6 titoli all’anno ed aumentare le opportunità di presentare dal vivo gli artisti del roster in eventi organizzati ad hoc. Prossimi appuntamenti il 27 ottobre al Bloom di Mezzago ed il 28 ottobre ai Magazzini sul Po di Torino con due serate nella quale si esibiranno sette – otto band del roster. |
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Luminance Records Etichetta discografica incentrata sul lato contemplativo ed estatico della musica elettronica contemporanea che naviga in profondità nelle zone più oscure e sconosciute della cultura underground mondiale alla ricerca di gemme nascoste da portare alla luce. |
Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale? L’origine di Luminance è legata all’esperienza con un collettivo di artisti con base a Londra. Durante i vari incontri “organizzativi” con artisti provenienti da tutta Europa, io (Alessandro Laezza) e Marco Catapano ci rendemmo conto che le idee del collettivo erano troppo diverse e la direzione del progetto impossibile da definire. Tuttavia, entrambi condividevamo una passione profonda per il processo creativo, per la bellezza dell’esplorazione artistica e così decidemmo di avviare un progetto insieme. Per me, la musica rappresenta una forma di narrazione interna, un viaggio intimo che si intreccia (e a volte si scontra) con la mia vita quotidiana. Luminance, personalmente, nasce quindi dalla volontà di creare uno spazio dove il risultato di quest’intreccio può manifestarsi senza preoccupazioni in merito alla forma che assume. La nostra etichetta si dedica all’essenza del processo creativo e alla condivisione di esperienze artistiche. Desideriamo creare legami autentici con gli artisti che pubblichiamo, condividendo le nostre passioni e la nostra dedizione all’arte attraverso Luminance, costruendo così una comunità di creativi uniti dalla ricerca della bellezza e della profondità nell’espressione artistica. Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare? La scelta del nome per la nostra etichetta è stata un processo profondamente personale e significativo. Volevamo un nome che riflettesse la nostra passione e trasmettesse l’idea di promuovere la “luce” delle creazioni degli artisti al più ampio pubblico possibile. Così, ci siamo ispirati alla parola “Luminance”. Questo termine non si limita alla luminosità fisica, ma rappresenta la luce dell’ispirazione, della conoscenza e della consapevolezza che l’arte può portare nella vita delle persone. “Luminance” è per noi un simbolo di chiarezza in un mondo spesso avvolto nell’oscurità dell’indifferenza e della superficialità. L’impegno di Luminance è far emergere progetti artistici spesso poco conosciuti, dando loro visibilità e riconoscimento e creando uno spazio in cui la verità artistica possa brillare. Il nome “Luminance” rappresenta anche la nostra visione di creare un ponte tra diverse forme d’arte, unendo la musica, l’arte visiva e altre espressioni creative. Vogliamo che le nostre produzioni fungano da catalizzatori di riflessioni, spingendo le persone a esplorare nuove prospettive e a connettersi con il mondo in modi più significativi e profondi. Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché? Fuoco Grande, la più recente gemma nel catalogo di Luminance, è un progetto che occupa un posto speciale nel mio cuore. L’ingegno creativo di Pierfrancesco del Seppia, l’artista dietro questa straordinaria opera, è davvero fuori dal comune. La sua visione per il progetto mi ha catturato istantaneamente per la sua originalità e la prospettiva unica che propone. Questo lavoro segna un nuovo “inizio” per Luminance. Con la distribuzione del cortometraggio, realizzato dalla talentuosa Erika Errante Baruffaldi, stiamo esplorando un approccio più integrato e ibrido tra le arti. Superiamo il confine della sola musica per abbracciare un’esperienza più completa e coinvolgente. È una nuova direzione emozionante per noi, e non vediamo l’ora di condividere questa evoluzione con il nostro pubblico. Un artista che ti piacerebbe produrre? Non ho un artista specifico che desidero produrre. Piuttosto, ho in mente un progetto che potrei definire “un’ambiziosa collaborazione interdisciplinare”. Visualizzo una serie di performance dal vivo coinvolgendo musicisti, artisti visivi, registi e persino scrittori. L’obiettivo è creare un’esperienza artistica totale, dove le diverse forme d’arte si fondono per narrare storie uniche e coinvolgenti. Vorrei lavorare con musicisti dalla prospettiva innovativa, artisti visivi capaci di trasformare emozioni in opere visive sorprendenti, registi con una visione cinematografica unica e scrittori in grado di creare testi profondi e significativi. L’intento è offrire al pubblico un’esperienza multisensoriale che stimoli mente e anima, coinvolgendo artisti disposti a esplorare territori nuovi e incontaminati. In questo modo, possiamo creare qualcosa di veramente unico e significativo, andando oltre i confini delle singole forme d’arte e lasciando un’impressione duratura nel cuore degli spettatori. In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico? In effetti, il formato digitale è diventato una necessità in un’epoca in cui la tecnologia e l’accesso immediato alla musica sono diventati la norma. Tuttavia, credo sia essenziale mantenere viva l’esperienza del formato fisico. Non solo per preservare la tradizione, ma anche per offrire qualcosa di tangibile e prezioso agli appassionati veri. Il vinile, in particolare, ha conosciuto una sorta di rinascita, dimostrando che c’è ancora una forte domanda per i formati fisici. Rivolgersi a una nicchia di acquirenti che apprezza i formati fisici, anche se il ritorno economico potrebbe non essere enorme, può portare vantaggi significativi. Questi collezionisti e appassionati di musica apprezzano non solo il suono analogico, ma anche l’arte della copertina, il senso tattile del vinile e l’esperienza complessiva di possedere un pezzo fisico della loro musica preferita. Investire nei formati fisici può essere un modo per differenziarsi nel mercato saturato della musica digitale, offrendo edizioni limitate, vinili o contenuti esclusivi, nati magari da collaborazioni fra artisti di varia natura. Questi prodotti fisici diventano non solo oggetti da collezione, ma anche una testimonianza tangibile dell’impegno e della passione che mettiamo nei nostri progetti. Progetti per il futuro. Come accennavo poco fa, guardando avanti, mi piacerebbe che Luminance diventasse molto più di un’etichetta musicale. Stiamo lavorando per trasformarla in un motore di iniziative nel mondo artistico e culturale. Il nostro ingresso nel panorama audiovisivo con il cortometraggio “Fuoco Grande” ne è solo un assaggio. Stiamo pianificando sempre più performance dal vivo, con l’obiettivo di creare un ponte tra diverse forme d’arte. Vogliamo esplorare vari aspetti della vita attraverso le nostre produzioni, creando un’esperienza multisensoriale per il pubblico e per noi stessi. |
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Appuntamento al prossimo numero di Rapide!
Contaminati.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.