Crossroad Blues: algoritmi che non lasciano scampo
Dopo l’Ep di musica elettronica Un cielo pieno di nuvole, arriva il seguito per Rosario Di Rosa. Crossroad Blues è il nuovo album del pianista e compositore siciliano, uscito il 28 febbraio 2019 per Deep Voice Records.
Rosario con quest’album ha voluto realizzare un dialogo tra razionale e irrazionale, un percorso di semplificazione dal caos alla melodia, muovendosi in un mix unico e inclassificabile di genere tra il jazz e l’elettronica contemporanea, si avvale di una formazione d’eccezione: Sarah Stride (voce, live electronics), Carlo Nicita (piccolo, auto, auto basso), Alberto N.A. Turra (chitarra elettrica, chitarra elettrica baritona) e Davide Bussoleni (batteria) accompagnano il musicista in questo lavoro in cui ha suonato per l’occasione pianoforte, celesta, arp odyssey, korg ms20, microkorg e si è occupato d’elettronica.
L’album si divide in tracce brevi e suite vorticose lunghe e articolate, il tutto ispirato dalle personalità di Thelonious Monk, Syd Barrett, Vincent Van Gogh e Carlo Gesualdo. La follia che si cela dietro queste figure trova rigore logico-creativo nelle loro opere, è da questo aspetto che parte Crossroad Blues.
Hum, che apre il disco, è un mix di rumori bianchi e drone music, una traccia disturbante con la voce narrante in sottofondo. Vari field recordings completano la traccia che si colora con le note di piano.
In Symptom Checklist 90 Revised il suono si fa vorticoso, il piano è suonato in loop con i synth acidi e la batteria frenetica. Una traccia barocca e schizofrenica.
Un cielo pieno di nuvole rappresenta il momento di quiete all’interno del disco, forse l’unica traccia che resta più fedele ad una struttura standard.
Karnofsky Performance Status è un moto costante e in divenire, fraseggi jazzistici dialogano con la voce di Sarah Stride, l’elegante parte di piano dona un guizzo in più alla composizione.
Post Traumatic Grow Index/Dusk con la quale si chiude l’album (Dusk è di Andrew Hill) è il sunto di tutto l’album che ha una forte anima jazz.
In Crossroad Blues l’antico significato del blues come canto di dolore trova una nuova connotazione; jazz, sperimentazione e avanguardia provano a riscrivere le regole del gioco.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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