L’ urgenza comunicativa dei Rough Enough
Molto poco zen è il secondo disco dei Rough Enough.
Pubblicato il 18 gennaio per OverDub Recordings, l’album è il frutto di un intenso percorso di crescita personale, raccoglie e sviluppa, in chiave punk, suoni sporchi, ritmiche viscerali e testi provocatori.
Se cercate testi in cui si parla del “tramonto, il sorriso di un bambino, il volo di un gabbiano” allora avete completamente sbagliato disco, in Molto poco zen Fabiano Gulisano (chitarra, voce, testi) e Raffaele Auteri (batteria, cori) racchiudono riflessioni sulla paura della morte, l’illusione e la noia.
Un sound sporco e ruvido che fanno da sfondo a rabbia e delusione.
Dodici tracce composte dal duo di Catania tra rock, punk e noise, il tutto si apre con Mackie, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album. Una traccia senza fronzoli che parla dell’angoscia che si prova di fronte alla paura di morire, diretta e lo-fi.
Segue Una lunga serie di scelte sbagliate: chitarra e batteria ergono un imponente muro sonoro aiutato dai feedback della chitarra. La canzone ci spinge a lasciare tutto immutato perché abbiamo paura di scegliere e di sbagliare.
Cinismo e nostalgia per Polvere che parla di un ragazzo nato dopo la caduta del muro di Berlino, illuso dalla possibilità di realizzare i propri sogni e di poter fare sempre affidamento su qualcuno. Il duo non propone nulla di complesso o artefatto, è proprio nell’essere diretti e semplici che il duo ha trovato la sua formula vincente, vincente come la chitarra blues utilizzata nel minuto 2:10.
Noia suona dritta con una voce particolare tra il narrato e il cantato. È una ballad sull’insicurezza e sulla paura di essere feriti nuovamente. Parla di una ragazza che preferisce evitare abulicamente ogni occasione, aveva scelto di vivere a pieno, in maniera autentica, ma poi qualcosa si è rotto,oggi ottiene solo rimproveri: essere fragili è una colpa.
Corposa e tagliente è invece Esercizio di stile: l’ansia e il continuo rimuginare ci conforta e, contemporaneamente, ci lacera dentro, annientando ogni sapore, come il finale noise del brano. Vivere è solo un esercizio di stile, mentre il nostro corpo tiene il conto di tutto.
In un periodo dove il rock è stato quasi messo da parte, i Rough Enough puntano più sulla sostanza che sulla forma. Una formazione che ha una forte urgenza comunicativa.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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