Sarah Haras: il Bahrein diventa musica
Con Mirage l’artista del Bahrein Sarah Haras giunge al suo terzo album, il primo pubblicato su Chinabot.
In uscita il 5 marzo 2021, Mirage esplora la tradizionale musica Khaleeji, aggiungendo una miscela unica di ritmiche destrutturate, droni granulari, rumori, suoni post-industriali emusica concreta.
La musica di Haras diventa la voce delle donne arabe: le dieci tracce prendono ispirazione dal paesaggio e dalla cultura del Bahrein, catturando l’essenza dei giorni nostri in una forma tangibile ma astratta.
L’album è introdotto dalle trame ruvide di Mobile che catapulta l’ascoltatore in un mondo fatto di meraviglia e terrore. Segue Sahra col suo ritmo ipnotico, un omaggio alla musica Khaleeji dalla quale riprende i suoni di tamburi in una progressione crescente e selvaggia. Pervasa da una tensione costante, la seconda traccia è un vortice di pulsazioni arricchite da suoni sinistri di roboanti sintetizzatori.
Con la titletrack ci avventuriamo in un paesaggio sonoro impervio: suoni crudi e brulicanti rispecchiano il territorio del Bahrein. Avanguardia e drone music si fondono in una traccia che fa dell’esplorazione materica il punto d’incontro tra tradizione e modernità.
Karisma si basa su un sound viscerale e pungente basato su percussioni riverberate che si poggiano su una texture minimalista fatta di echi.
Wish That I è il manifesto di una ricerca artistica singolare: l’influenza della musica da club e della dancehall si fa vivida con l’uso dei glitchin quella che è una traccia dall’atmosfera desolante ammorbidita dalle melodie vocali. In chiusura Smallest Child è un flusso di droni atmosferici densi e ipnotici, con la voce che viene utilizzata in maniera spettrale come un grido d’aiuto per tutte le donne del Bahrein.
Mirage è un album potente che ha una valenza sociale, quella di dare voce alle donne del Bahrein. Sarah Haras fa della sua musica un’arma di comunicazione e di denuncia.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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