Saroos: liberi di sperimentare
Pubblicato il 6 marzo 2020 via Alien Transistor, OLU è il nuovo album dei Saroos ossia Florian Zimmer dei Driftmachine, Christoph Brandner dei Lali Puna e Max Punktezahl dei The Notwist. I tre tedeschi hanno realizzato 16 tracce libere e spontanee, una raffica di idee senza soluzione di continuità concepite come un mixtape.
Il titolo del disco è l’acronimo di Off Label Use che significa letteralmente “usare farmaci da prescrizione in modi che non sono menzionati nel foglietto illustrativo”, ma che nell’ottica dei Saroos viene interpretato come “senza etichetta”, come ben si addice alla loro nuova musica: flessibile e meno concettuale rispetto ai lavori precedenti.
In apertura Quarantaine gioca con la regolazione del riverbero, un connubio basso-batteria dal sapore hip hop colorato dal synth che fa della traccia un collage di sound art, come d’altronde si dimostrerà essere l’intero OLU. Con la seguente Humdrum Rolloff si cambia gamma sonora: la voce femminile campionata dal trio lascia spazio a un suono più liquido, suadente che trova robustezza nel basso imponente in contrasto col contorno delicato. Con Cold Burn il trio propone un trittico di sperimentazioni che mostra il lato più giocoso della band: uso abbondante del campionamento, ritmica frizzante, tappeti di synth, senza dimenticare incursioni orientali. Il ritmo si fa più veloce con le strumentali Wax Pod e Plateau, la prima pervasa da una tensione elettronica mentre la seconda si sviluppa su un beat che viene avvolto dal suono dei sintetizzatori.
Sebbene OLU risulti interessante per come è stato concepito (utilizzo di ritmi, campioni e ritagli musicali per formare la base delle tracce), non è sicuramente un album di quelli che lasciano il segno. Nonostante le 16 tracce cambino costantemente timbro senza mai ripetere lo stesso suono, l’album suona come un lavoro di transizione, un puro gioco di stile, elaborato velocemente come antipasto per quel che arriverà in futuro.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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