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Entriamo nella foresta magica dei Satoyama

I Satoyama arrivano con il loro terzo album dal titolo Magic Forest pubblicato lo scorso 12 aprile per Auand Records; il quartetto formato da Luca Benedetto, Christian Russano, Marco Bellafiore e Gabriele Luttino nasce nel 2012 a Ivrea (To) da dove inizia un’intensa attività live suonando in numerosi clubs e festivals italiani ed europei, vincendo importanti premi e componendo musica per cortometraggi e web series.

La personale visione poetica musicale di ognuno di loro si riversa all’interno del gruppo arricchendolo, le influenze musicali dei Satoyama sono molte e varie, l’orchestra sinfonica di Beethoven e Mahler, il Lied di Schubert e gli studi di Bartók si sommano alle musiche tradizionali d’Africa e con il Rock, con le derive dei Pink Floyd e dei Beatles, fino alle sfumature dei più progressive punk e jazz.

Dall’insieme di queste diversità, culture musicali e passioni, unite a una grande sincerità artistica, nasce questo viaggio musicale evocativo, energico, raffinato soprattutto libero da restrizioni. Nell’armonico rispetto delle diversità il collegamento alla salvaguardia della biodiversità di una foresta  ed alle tematiche ambientali ed ecologiche di cui tutti e 4 sono appassionati ed in qualche modo attivisti è stato quindi naturale e quasi ovvio: identificare ogni brano dell’album con una tematica ambientale è volto a comunicare una connotazione positiva, di consapevolezza dei nostri errori, per arrivare al traguardo del rispetto della vita di tutto ciò che vive e ci circonda e così ritrovare il luogo dove natura ed esseri umani coesistono rispettandosi, il concetto di Satoyama, una foresta magica e lontana, forse non troppo.

L’inizio di Plastic Whale è allora prolungato e vivo, struggente e atavico, il suono del cetaceo esprime la creazione comunicante, onomatopeico è dir poco, è invadente di cuore e mente, implorante e divino. Poi i sentieri di chitarra con tromba al comando, basso e drum complici, sofisticate soglie di perfezione per capacità compositiva ed esecutiva in One Part Per Million e Aral.

Corse rocambolesche e malinconiche, bellezza che bussa al petto, deviazioni ritmiche per nove tracce che vanno in un’unica accorata direzione, scaturire l’urgente umana presa di coscienza della delicata e sofferente natura che ci ospita ed iniziare ad amarla e concretamente proteggerla.

Leggi l’intervista ai Satoyama QUI




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